Autori: Gemma L. Charlton 1 , S.Mark Rutter Harper Adams University, Edgmond, Newport, Shropshire, TF10 8NB, United Kingdom 1 Autore corrispondente: Gemma L. Charlton; Numero di telefono: +44 (0)1952 815066; Fax:+44 (0)1952 814783; E-mail: gcharlton@harper-adams.ac.uk
La review comparirà sulla rivista APPLAN. Ricevuto in data 15-11- 2016; Revisionato in data 10-05- 2017; Accettato in data 13-05-2017.
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Si prega di citare questo articolo come: Charlton, Gemma L., Rutter, S.Mark, The behaviour of housed dairy cattle with and without pasture access: a review. Applied Animal Behaviour Science http://dx.doi.org/10.1016/j.applanim.2017.05.015
Riferimento: APPLAN4462
PII: S0168-1591(17)30157- 0
DOI: dx.doi.org/doi:10.1016/j.applanim.2017.05.015

In evidenza:

  •  Molteplici fattori influenzano la preferenza del pascolo da parte dei bovini,
    comprese le precedenti esperienze
  •  I bovini preferiscono il riparo fornito dalla stabulazione al chiuso quando le
    condizioni meteorologiche diventano estreme
  •  L’accesso al pascolo da parte dei bovini può fornire benefici riguardanti la
    salute, il benessere e la produttività degli animali
  •  Le tecnologie di precisione potrebbero aiutare nell’apportare i benefici del
    pascolamento anche nell’allevamento al chiuso

ABSTRACT

Essendo la maggior parte delle bovine da latte stabulate al chiuso per almeno un periodo dell’anno, è molto importante capire quanto l’impatto della stabulazione al chiuso influisca sul “comportamento normale” dell’animale e le eventuali implicazioni a carico del benessere dei bovini.

Per le vacche al pascolo, i fabbisogni nutrizionali e le condizioni climatiche sono le principali preoccupazioni, mentre i sistemi di allevamento al chiuso possono limitare i comportamenti naturali e generare uno scadimento delle condizioni di salute in seguito all’aumento dell’incidenza di patologie quali zoppie e mastiti. Dagli studi effettuati si è visto che, quando alle bovine veniva data la possibilità di scegliere tra lo stare al pascolo o in stalla, l’orario della giornata, la stagione e la posizione delle zone di alimentazione potrevano influenzare le scelte. Anche le esperienze precedenti hanno avuto una grande influenza sulla preferenza dei pascoli: più a lungo i vitelli, le giovenche e le vacche sono cresciute senza l’esperienza del pascolamento, maggiore è la loro preferenza per la stabulazione al chiuso.

L’ontogenesi del pascolamento richiede anche l’esperienza al pascolo, cioè il comportamento istintivo dei vitelli per la prensione del foraggio è quello di succhiare e devono imparare attraverso le proprie esperienze come pascolare. Questi risultati fanno scaturire una domanda: se i bovini devono essere alloggiati per un certo periodo dell’anno, forse non sarebbe meglio stabularli in maniera continuativa?

Altri risultati ci suggeriscono che la stabulazione al chiuso non è migliore, in quanto esistono evidenti benefici dell’accesso al pascolo che riguardano la produzione, la salute e il benessere animale. Le vacche al pascolo manifestano una minor incidenza di zoppia e di mastite e quelle con accesso libero sia ai pascoli che alle stalle al chiuso, hanno prodotto anche più latte di quelle a stabulazione continua. Circa la metà di questo latte prodotto in più è dovuto all’assunzione di erba e l’altra metà prodotta è probabilmente legata ad un aumento del tempo passato sdraiate a terra, ad un miglior comfort percepito e/o alla diminuzione dello stress. Sebbene l’accesso libero dall’alloggio al pascolo sia difficile da mettere in atto in molti allevamenti, si ritiene che i nuovi sviluppi nel settore della zootecnia di precisione per gli allevamenti, possano offrire una potenziale soluzione tecnologica a questo problema. Questi risultati della ricerca potrebbero essere utilizzati come punto di partenza per la progettazione di alloggi nuovi e adeguati che soddisfino il comportamento delle bovine. L’obiettivo sarebbe quello di integrare gli aspetti migliori del pascolo con quelli della stabulazione al chiuso per arrivare a creare un ambiente che soddisfi le esigenze delle vacche durante tutto l’anno.

Parole chiave: Pascolo, stabulazione al chiuso, bovini da latte, comportamento,
zootecnia di precisione, tecnologie

1.Introduzione

L’interesse pubblico per il benessere degli animali allevati in maniera intensiva sta progressivamente aumentando (Prickett et al., 2010). I consumatori manifestano una forte preferenza per il bestiame allevato in ambienti naturali, come quello che ha l’accesso ai pascoli (Cardoso et al., 2016; Vanhonacker et al., 2008) e per molti anni si è affermato che i sistemi di allevamento naturale o estensivo favorissero un miglior benessere (Webster, 1994).

Tuttavia, negli ultimi anni c’è stata una notevole intensificazione dell’industria lattiero-casearia. In molti Paesi Europei e negli Stati Uniti, mentre da una parte il numero di aziende agricole è diminuito, dall’altra si è verificato un aumento delle dimensioni delle mandrie (Barkema et al., 2015) e della resa media per vacca (DairyCo, 2016, CE, 2015). Questi aumenti di resa hanno portato ad un aumento, a loro volta, del numero di bovini alloggiati al chiuso, almeno per i mesi invernali, se non per tutto l’anno con i recinti dotati di lettiera in paglia e le cuccette che sono diventati i sistemi di stabulazione al chiuso più frequentemente usati (Haskell et al., 2007). Per il bestiame, il pascolo è un ambiente naturale che permette loro di esprimere comportamenti naturali. Può fornire spazi di riposo ampi e confortevoli, permettendo alle vacche di sdraiarsi sul terreno (Krohn e Munksgaard, 1993) e può ridurre l’incidenza di zoppie e mastiti se paragonato all’alloggiamento al chiuso (Fregonesi e Leaver, 2001, Haskell et al., 2006).

Tuttavia con l’aumento della resa in latte, i pascoli possono risultare inadatti a soddisfare i fabbisogni nutrizionali e ciò potrebbe causare la presenza di bovine affamate al pascolo (Kolver e Muller, 1998), riducendo così il loro benessere. Ai bovini da latte in stalla, l’alimentazione viene fornita come Unifeed o Razione Totalmente Miscelata (TMR, Total Mixed Ration), permettendo loro di soddisfare più facilmente le esigenze nutrizionali e quindi mantenere costanti i livelli di resa in latte (Kolver e Muller, 1998). Anche le condizioni climatiche (Schütz et al., 2010), la gestione della qualità e della disponibilità del pascolo e l’utilizzo di sistemi di mungitura automatica (AMS) possono influenzare la decisione di stabulare le vacche al chiuso. Tuttavia, il benessere dei bovini stabulati così si può ridurre. L’architettura della stalla (Tucker et al.,2004b) e la qualità della lettiera possono influenzare il tempo che le vacche trascorrono sdraiate (Fregonesi et al., 2007a) e la riduzione della disponibilità dello spazio può portare ad un aumento dell’aggressività (Fregonesi e Leaver, 2002), può aumentare l’incidenza di mastite (Washburn et al., 2002) e di zoppie (Vanegas et al.,2006) e i comportamenti naturali potrebbero risultare limitati (Miller e Wood-Gush, 1991).

Ci sono vantaggi evidenti legati sia all’accesso al pascolo che alla stabulazione al chiuso e ci sono anche aspetti, relativi ad entrambi gli ambienti, che possono compromettere il benessere delle vacche da latte. Il campo emergente della Precision Livestock Farming (PLF) o Zootecnia di precisione può fornire le soluzioni ai problemi sopra riportati.

La PLF ha già un grande impatto sulla gestione delle bovine da latte (Rutter, 2012) e la tecnologia ha il potenziale di facilitare la gestione dell’accesso ai pascoli e, possibilmente, di contribuire a rendere i sistemi di gestione intelligenti che si adattino al comportamento delle bovine e che siano in grado di migliorare o soddisfare le loro esigenze durante tutto l’anno. Questo articolo mira a riesaminare il comportamento dei bovini da latte che hanno accesso ai pascoli al fine di determinare come le vacche trascorrono il loro tempo quando hanno la possibilità di scegliere se accedere al pascolo o alla stalla al chiuso, quali fattori influenzano le loro preferenze e i vantaggi dell’accesso al pascolo e ipotizza come i progressi nella zootecnia di precisione potrebbero fornire ai bovini da latte un ambiente in grado di soddisfare maggiormente le loro esigenze.

2. Preferenza per il pascolo e l’effetto dell’accesso ai pascoli sul tempo a disposizione

I test sulle preferenze consentono all’animale di scegliere quale ambiente o comodità preferisce e può darci qualche indicazione su ciò che è meglio o peggio per il loro benessere (Dawkins, 2003). Una ricerca che offriva alle vacche la possibilità di scegliere tra trascorrere il proprio tempo in stalla o al pascolo ha dimostrato che le preferenze delle bovine da latte riguardo ad esse sono complesse, con numerosi fattori che possono andare ad influenzare le preferenze stesse tanto che hanno portato il tempo trascorso al pascolo da un 9% fino a un 70% (Krohn et Al., 1992; Charlton et al., 2011a; Motupalli et al., 2014). L’uso dei pascoli può dipendere dalla stagione (Charlton et al., 2011b), dalle condizioni meteorologiche (Legrand et al., 2009), dal posizionamento dell’alimento (Charlton et al., 2011b), dalla distanza tra il ricovero e i pascoli (Charlton et al., 2013) e dall’ora del giorno, con una maggior preferenza al pascolamento durante la notte (Charlton et al., 2011b, 2013; Legrand et al., 2009; Motupalli et al., 2014). I bovini sono animali erbivori e hanno un modello di alimentazione diurno distinto (Phillips, 2002). L’assunzione è di solito suddivisa in diversi pasti durante il giorno, con il pasto più grande di sera (Shabi et al., 2005).

Il comportamento alimentare può essere influenzato dalla resa in latte, con le bovine ad elevata produzione che consumano più cibo e per periodi di tempo più lunghi rispetto alle bovine a bassa produzione (Tapki e Şahin, 2006; Charlton et al., 2011b), nel tentativo di soddisfare i loro fabbisogni nutrizionali e di sostenere la produzione. Le
vacche al pascolo possono trascorrere 9,5 h/giorno pascolando (Kennedy et al., 2009; O’Driscoll et al., 2010). La ricerca del cibo e il pascolamento richiedono più tempo rispetto al consumo di una TMR e quindi le bovine rimarrebbero più a lungo al pascolo rispetto a quelle in stalla. L’altezza e la qualità dello stelo erboso possono
influire sul comportamento al pascolo (Kirkland e Patterson, 2006; Ribeiro Filho et al., 2005). I tempi di pascolamento possono ridursi anche se viene fornito un supplemento (Hetti Arachchige et al., 2013) o se l’accesso ai pascoli è limitato (Kennedy et al., 2009).

Le bovine senza possibilità di accedere ai pascoli spenderanno mediamente, dalle 3 alle 5 h/giorno per mangiare (DeVries et al., 2004; DeVries e von Keyserlingk, 2005), suddivise in circa 7 pasti/giorno (DeVries et al., 2003b). Tuttavia, il tipo di alloggiamento al chiuso può influenzare i tempi di alimentazione (5.6 vs 5.2 h/giorno, rispettivamente per alloggiamento in cuccette vs alloggiamento in recinti con lettiera di paglia). Al chiuso, possono influenzare l’assunzione di alimenti anche la competizione che si instaura nella zona delle mangiatoie (DeVries et al., 2004) e la consegna di alimenti freschi (DeVries e von Keyserlingk, 2005). Charlton et al. (2011a, 2011b) hanno scoperto che quando ai bovini da latte viene data la possibilità di scegliere tra gli alloggi al chiuso e il pascolo, questi generalmente scelgono di rientrare in stalla subito dopo le mungiture del mattino e del pomeriggio, probabilmente per consumare la TMR.

Inoltre anche altri studi hanno osservato un picco nell’assunzione di mangime dopo la mungitura (DeVries et al., 2003a; Legrand et al., 2009). Anche la consegna di mangimi freschi probabilmente influenzata questa decisione (Charlton et al. 2011a). Quando le vacche avevano la possibilità di scegliere se mangiare una TMR in stalla o se pascolare, esse hanno passato tra il 23.4% e il 35.1% del loro tempo a mangiare in entrambi i luoghi (Charlton et al., 2011a, 2011b, 2013) e, in accordo con Krohn et al. (1992), le vacche hanno scelto sia di mangiare una TMR che dell’erba, ma in diverse proporzioni. Krohn et al. (1992) hanno riferito che le bovine hanno trascorso il 76% del loro
tempo totale dedicato al nutrimento, mangiando la TMR e il 24% nutrendosi al pascolo. Charlton et al. (2011a, 2011b, 2013) hanno evidenziato che le bovine spendono tra il 18% e il 44% del loro tempo totale per il nutrimento, pascolando.

La quantità di tempo trascorso ad alimentarsi dipende dal tipo di cibo consumato, ad esempio, la TMR può essere consumata più rapidamente rispetto all’erba pascolata. Può dipendere anche dalla qualità del cibo e dalla sua disponibilità (Ginane e Petit, 2005), dal tasso di assunzione in generale e da quello di ogni singolo boccone (Gibb et al., 1998), dalla BCS (Tucker et al., 2007) e dai fabbisogni nutrizionali di ogni singolo animale. Lo sdraiarsi sul terreno e il riposo sono entrambe attività ad elevata priorità per le vacche da latte (Krohn e Munksgaard, 1993; Munksgaard et al., 2005) e sono essenziali per mantenere un buono stato di salute, un benessere adeguato e un elevato livello di produttività (Tucker et al., 2004a). Nel momento in cui le vacche da latte hanno a loro disposizione un’appropriata zona di riposo, scelgono di riposare per 8-14 ore al giorno, oltre le 8-25 volte (Krohn e Munksgaard, 1993; Tucker et al., 2004a), sdraiandosi preferibilmente durante la sera e la notte (Broom and Fraser, 2007; Wierenga e Hopster, 1990). Sono stati segnalati periodi di riposo a terra che vanno dalle 10.9 alle 12.6 h/giorno per le bovine gravide e le manze al pascolo (Chen et al., 2017; Hernandez-Mendo et al., 2007).

In stalla, i tempi di riposo a terra possono variare notevolmente e il tipo di stabulazione può influenzarli (Munksgaard et al., 2005). Charlton et al. (2014) hanno riportato tempi di riposo a terra che vanno dalle 8.7 alle 13.2 h/giorno per le vacche da latte stabulate con cuccette. Le vacche da latte stabulate con un sistema costituito da lettiere a fermentazione aerobica (Compost Bedded Pack, CBP) hanno speso 8.6-11.4 h/giorno sdraiate sul terreno (Endres e Barberg, 2007) e il tempo passato sdraiate a terra all’interno di recinti con lettiera di paglia variava dalle 12.3 e 14.1 h/giorno (Fregonesi e Leaver, 2001, Fregonesi e Leaver, 2002). Il pascolo può fornire ai bovini ampi e confortevoli spazi per sdraiarsi, che permettono loro di passare facilmente dallo stare a terra allo stare in piedi e di assumere posizioni che permettono l’allungamento dei muscoli e di stare anche sul fianco (Krohn e Munksgaard, 1993), cosa che non è sempre possibile in stalla, in particolar modo nelle cuccette. L’atteggiamento di sdraiarsi a terra nelle cuccette può essere influenzato dall’architettura della cuccetta stessa e dalle pratiche di management aziendale, come dalla superficie di coricamento (Tucker et al., 2003), dalla tipologia di lettiera (Haley et al., 2001), dalla qualità e quantità di lettiera (Tucker and Weary, 2004; Drissler et al.,2005; Fregonesi et al.,2007a), dalle dimensioni e dall’architettura della cuccetta (Tucker et al.,2004b), dalla disponibilità delle cuccette (Fregonesi et al., 2007b) e da procedure di management dell’azienda come la somministrazione dell’alimento e la zona mungitura (Overton et al., 2002;DeVries e von Keyserlingk, 2005).

Quando le zone di coricamento non sono soddisfacenti, le vacche stabulate al chiuso possono scegliere di sdraiarsi nelle corsie (Manninen et al., 2002) o di ridurre il numero e la durata dei momenti di riposo a terra (Wechsler et al., 2000) cosa che può influire negativamente sul loro benessere.Le condizioni non adeguate delle zone di coricamento a terra non si limitano soltanto alla stabulazione al chiuso.

Al pascolo, Chen et al. (2017) hanno riportato tempi di riposo a terra della durata di 12.6 ore/giorno, ma questi tempi si riducono fino a 3.2 h/giorno quando il terreno è molto fangoso e le bovine scelgono di sdraiarsi sul cemento piuttosto che sul pascolo quando questo diventa molto umido. Gli studi che confrontano i tempi di permanenza a terra delle bovine al pascolo con quelli delle bovine alloggiate al chiuso in stalle con cuccette, hanno mostrato risultati incoerenti. Olmos et al. (2009) hanno riscontrato che le mucche al pascolo avevano tempi di giacenza sul terreno più lunghi (10.3 vs. 9.1 h/giorno) e con meno interruzioni di questo comportamento (8.2 vs.11.4 periodi di giacenza sul terreno (LB)/d) rispetto alle bovine alloggiate in stalle al chiuso con cuccette con tappetini di gomma.
Tuttavia, Hernandez-Mendo et al. (2007), hanno evidenziato che le vacche al pascolo avevano tempi di permanenza sul terreno più brevi (10.9 vs. 12.3 h/d) e si sdraiavano più spesso (15.3 vs 12.2 LB/d) rispetto alle vacche alloggiate al chiuso con cuccette con lettiera di sabbia. Le differenze nello sdraiarsi a terra possono essere il risultato della quantità e della qualità dei mangimi, sia in stalla che al pascolo. La comodità dello sdraiarsi a terra può variare anche in base all’uso di cuccette con tappetini di gomma o con lettiera fatta di sabbia, influenzando i tempi di permanenza a terra (Tucker et al., 2003). In alternativa, le cuccette al chiuso possono limitare i movimenti delle bovine in piedi e il pascolo può fornire una superficie più confortevole rispetto al pavimento in cemento della stalla al chiuso (Hernandez-Mendo et al., 2007).

Quando si è data la possibilità di scegliere tra lo stare sdraiati all’interno di cuccette al chiuso o lo stare sdraiati al pascolo, il tempo di permanenza totale a terra tra le due aree variava tra il 43.8% e il 58.3% (Charlton et al., 2011a,
2011b, 2013). Legrand et al. (2009) hanno rilevato che durante l’estate le vacche spendono circa il 30% del loro tempo totale di permanenza a terra al chiuso, ma preferiscono sicuramente sdraiarsi al pascolo. Krohn et al. (1992) riferiscono che durante i mesi estivi le vacche trascorrono la maggior parte del loro tempo al pascolo (oltre il 70% del loro tempo) e preferiscono sdraiarsi all’aperto. Tuttavia, durante i mesi invernali le vacche riducono l’uso del pascolo ad un 20% circa al giorno e preferiscono sdraiarsi in stalle al chiuso, su lettiere a base di paglia. Charlton et al. (2013) hanno evidenziato che, sebbene il tempo assoluto trascorso sdraiate al chiuso fosse superiore rispetto a quello trascorso al pascolo, la proporzione relativa del tempo trascorso al pascolo era superiore a quella al chiuso (44.9% vs 54.0%; rispettivamente sdraiarsi al chiuso vs sdraiarsi al pascolo).

Ciò nonostante, in questo studio la registrazione delle attività comportamentali si è limitata alle ore diurne, per cui i
tempi di permanenza sul terreno del pascolo potrebbero essere stati più lunghi, soprattutto perché le vacche trascorrono la maggior parte del loro tempo al pascolo durante la notte e i bovini sono soliti trascorrere la maggior parte della notte sdraiati a terra (Tolkamp et al., 2010). Oltre all’alimentazione e al tempo di permanenza sdraiate a terra, anche il tempo trascorso a camminare può essere modificato quando le vacche hanno accesso ai pascoli. Una ricerca di Charlton et al. (2011a, 2011b, 2013) ha evidenziato che il tempo speso a passeggiare era più alto nei soggetti al pascolo rispetto a quelli in stalla. Il normale comportamento di pascolamento comprende una lenta camminata in avanti (Broom e Fraser, 2007) che può giustificare l’aumento dei tempi di camminata dei soggetti pascolanti. In stalle al chiuso, il movimento può essere limitato dalla progettazione dell’alloggiamento (Boyle et al., 2008) e il naturale movimento di progressione in avanti non risulta necessario quando l’alimento viene fornito in un recinto di alimentazione.

3.Effetti positivi e negativi del pascolo e della stabulazione al chiuso

Il pascolo è un ambiente naturale per i bovini da latte e, nonostante le preoccupazioni per le condizioni climatiche, esistono comunque numerosi vantaggi per la salute e il benessere di questi animali che ci dovrebbero spingere a fornirgli un accesso ai pascoli piuttosto che mantenerli costantemente in stalla (vedi Arnott et al., 2016 per una revisione specifica sulla salute). Gli studi hanno dimostrato che anche un accesso parziale al pascolo può avere effetti benefici rispetto ad un totale confinamento al chiuso (Chapinal et al., 2010; Washburn et al., 2002).

3.1 Condizioni climatiche

Al pascolo, i bovini possono essere esposti ad una serie di condizioni meteorologiche, tra cui pioggia, vento e radiazioni solari, che ne possono influenzare il comportamento , la fisiologia (Schütz et al., 2010) e ridurre il loro benessere.

Nelle stalle al chiuso, le preoccupazioni riguardanti le condizioni meteo che potrebbero influenzare il benessere sono molto inferiori, poiché i bovini sono spesso protetti dalle condizioni ambientali estreme e, sebbene il controllo climatico delle stalle da latte non sia molto comune nelle zone a clima marittimo come il Regno Unito, nelle zone con clima caldo è possibile controllare la temperatura ambientale con sistemi di ventilazione e mediante aria condizionata. I bovini hanno una zona di termo neutralità (Laloni et al., 2003), con un range che va dai 2 ai 25° C per le vacche da latte in lattazione (Berman et al., 1985; Albright e Arave, 1997). Il comfort termico può essere misurato utilizzando anche un indice di temperatura-umidità (THI), con un THI > 72 (pari a 25ºC e 50% di umidità), normalmente accettato come clima critico superiore (Igono et al., 1992; Kendall et al. 2006). Quando è stata data una possibilità di scelta, la preferenza tra l’essere in stalla al chiuso o al pascolo non è stata influenzata quando il THI medio rimaneva all’interno del range di comfort termico stabilito per le vacche da latte (Charlton et al., 2011a, 2013). Tuttavia, Legrand et al. (2009) hanno scoperto che durante i giorni in cui il THI era più alto, le vacche preferivano trascorrere più tempo in stalla essendoci, probabilmente, più ombra.

Langbein e Nichelmann (1993) hanno riferito che i bovini al pascolo esposti a temperature fino a 28°C, hanno trascorso l’85% di ogni ora all’ombra. Quando le temperature sono elevate, si verificano cambiamenti comportamentali e fisiologici nel tentativo di ridurre il carico di calore e i bovini risultano estremamente motivati nella ricerca dell’ombra al fine di ridurre la frequenza respiratoria e la temperatura corporea (Schütz et al., 2008; Schütz et al., 2010). L’aumento del quantitativo di calore può causare numerosi effetti negativi. Ad esempio, potrebbero cambiare i fabbisogni nutritivi (West, 2003), diminuire l’ingestione di alimento, si altererebbero le attività diurne (Langbein e Nichelmann, 1993; Tapki e Şahin, 2006) e diminuirebbero i livelli di produzione (West, 2003) (Schütz et al., 2010). Con un caldo eccessivo, la qualità della composizione del colostro è ridotta (Nardone et al., 1997), diminuisce l’efficienza riproduttiva (García-Ispierto et al., 2007), diminuisce la funzionalità del sistema immunitario degli animali, con conseguente aumento della suscettibilità alle malattie (Webster , 2005) e in alcuni casi può persino condurre alla morte i soggetti (St-Pierre et al., 2003).

Anche il comportamento e il benessere delle bovine al pascolo possono essere influenzati dall’esposizione a condizioni climatiche avverse ed inclementi (Phillips, 1993; Tucker et al., 2007). Studi che permettevano alle vacche di scegliere tra stalle al chiuso e pascoli hanno evidenziato che le piogge influenzavano il tempo trascorso al pascolo, con le vacche che preferivano trascorrere più tempo in stalla nei giorni piovosi (Charlton et al., 2011a; 2013; Legrand et al., 2009) e durante i freddi e gelidi inverni (Krohn et al., 1992). Ketalaar- de Lauwere et al. (2000) hanno registrato cambiamenti nel comportamento delle bovine quando pioveva e nei giorni con piogge battenti, Ketelaar-de Lauwere e altri (1999), hanno scoperto che le vacche interrompevano le loro attività comportamentali o ritornavano nell’alloggio al chiuso. L’esposizione ad inverni freddi ed umidi può causare una riduzione del tempo di permanenza sul terreno, un aumento del tempo in piedi (al fine di assumere posizioni che possono ridurre la quantità di superficie esposta al vento e alla pioggia) e un aumento delle concentrazioni di cortisolo, rispetto alle vacche ospitate all’interno (Tucker et Al., 2007).

Langbein e Nichelmann (1993) hanno riferito che durante la stagione delle piogge, i bovini di razza frisona hanno trascorso meno tempo a pascolare e Vandenheede et al. (1995) hanno scoperto che il bestiame ha passato tre volte più tempo al riparo durante le ore di pioggia rispetto alle ore senza. Charlton ed altri (2011b) hanno scoperto che la preferenza per il pascolo è diminuita tra la metà di agosto fino ai primi di novembre, probabilmente a causa del deterioramento delle condizioni atmosferiche e del terreno. Anche in assenza di pioggia o di vento, le condizioni fangose del terreno risultano avverse per i bovini da latte e possono compromettere il loro benessere (Chen et al., 2017).

Questi risultati mostrano come le condizioni meteorologiche estreme possono influenzare i comportamenti e la fisiologia del bestiame e ridurne il benessere. Pertanto, la stabulazione al chiuso può essere più adatta al mantenimento del benessere dei bovini durante i mesi invernali e anche in estate se le temperature superano i 25°C poiché, oltre a proteggere i capi dalle condizioni meteo avverse rende anche più facile il controllo delle temperature. In alternativa, le vacche dovrebbero avere a disposizione abbondanti zone d’ombra e riparate dal vento e dalla pioggia all’aperto, nel tentativo di mantenere il benessere.

3.2 Zoppia

La zoppia è causa di un dolore cronico per le bovine da latte ed è uno dei problemi più comuni riguardanti il benessere delle mandrie britanniche (Webster, 1994). Gli importanti cambiamenti riguardanti la stabulazione e l’alimentazione (come l’aumento, sin dalla metà del Novecento, dell’impiego di mangimi contenenti cereali e dell’insilato) hanno contribuito in gran parte ad un aumento dello scadimento delle condizioni di salute dei bovini da latte (Webster, 1994).Il dolore ai piedi e i problemi agli arti possono compromettere il comportamento (Broom and Fraser, 2007).

Le bovine con zoppia possono avere una limitazione della locomozione e dei movimenti (Telezhenko e Bergsten, 2005), una riduzione della manifestazione degli estri (Walker et al., 2008), un cambiamento nella postura del corpo indicante dolore e disagio (Sprecher et al., 1997), una riduzione del tempo di alimentazione e una modificazione del comportamento mantenuto in piedi e sdraiate (Gomez e Cook, 2010; Blackie et al., 2011). Anche la zoppia provoca perdite finanziarie dovute alla diminuzione della resa in latte, alla diminuzione del successo riproduttivo ad un aumento dei costi di trattamento e dei costi per l’abbattimento dei capi (Green et al., 2002; Juarez et al., 2003; Booth et al. 2004). La ricerca ha dimostrato che la prevalenza della zoppia è significativamente maggiore quando le vacche sono confinate al chiuso piuttosto che al pascolo (Somers et al., 2005b; Olmos et al., 2009). Uno studio condotto da Haskell et al. (2006) ha messo in evidenza che ci sono il doppio delle vacche zoppe nelle aziende a pascolo zero, rispetto al numero presente nelle aziende che permettono ad esse di accedere al pascolo e di pascolare.

Inoltre, lo studio ha rivelato che tra i sistemi di stabulazione al chiuso, c’era un maggior peggioramento in quelle aziende agricole con stalle con cuccette rispetto a quelle con recinti con lettiera di paglia. La maggior incidenza di zoppia nei sistemi di stabulazione con cuccette al chiuso potrebbero essere legata al tipo di pavimentazione. Questa tipologia di stalla presenta delle pavimentazioni in calcestruzzo che sono troppo dure rispetto alla morbidezza del pascolo, aumentando così la probabilità di danneggiamento dello zoccolo. Anche la struttura delle cuccette può contribuire all’aumento dei casi di zoppia (Somers et al., 2005a; Haskell et al., 2006) e anche la gerarchia sociale degli animali potrebbe avere un certo ruolo, poiché è molto frequente che gli animali con gerarchia più bassa stiano solo per metà nelle cuccette, nel tentativo di favorire ed evitare gli animali dominanti (Galindo et al., 2000). Questa postura innaturale può portare ad una riduzione dello spessore del tallone, aumentando le probabilità di infezioni e provocando una zoppia clinica (Galindo et al., 2000).

È stato suggerito che anche il continuo contatto degli arti con le feci sul pavimento può essere una causa probabile dell’aumento della zoppia nelle stalle al chiuso (Somers et al., 2005b). L’acidità dei liquami può anche ammorbidire
ed erodere lo zoccolo (Webster, 1987). È probabile che liquami eccessivamente umidi, prodotti da bestiame che mangia insilato umido, aumentino i problemi al piede. La presenza dei liquami sui pavimenti in calcestruzzo riduce anche la velocità di camminata e altera il modo di camminare dei bovini, in quanto cercano di ridurre il rischio di scivolamento (Phillips e Morris, 2000). La salute dello zoccolo può essere migliorata mediante un periodo di permanenza al pascolo (Hernandez-Mendo et al., 2007). Il pascolo fornisce una superficie morbida e confortevole che consente una pressione uniforme sull’unghia, permettendo ai piedi di recuperare e di ridurre ulteriormente i danni allo zoccolo (Hernandez Mendo et al., 2007). Il livello di attrito sul suolo morbido riduce anche il rischio di scivolamento delle bovine. Olmos et al. (2009) suggeriscono un periodo di permanenza al pascolo della durata di almeno 85 giorni, per consentire alle vacche di ristabilirsi dai danni allo zoccolo e dalla zoppia. Ciò nonostante, Hernandez-Mendo et al. (2007) hanno registrato miglioramenti nei punteggi di gait (per la valutazione dell’andatura) già dopo appena quattro settimane al pascolo.

Durante questo periodo le bovine hanno manifestato una diminuzione della resa in latte e una perdita di peso maggiore rispetto a quelle in stalla al chiuso. Nel tentativo di impedire queste conseguenze, Chapinal et al. (2010)
hanno limitato l’accesso al pascolo solo durante la notte e i risultati hanno dimostrato che la produzione di latte e l’assunzione di TMR non si sono modificati, ma è anche vero che l’accesso al pascolo in notturna non ha avuto dei chiari effetti benefici sul punteggio di gait. Somers et al. (2005b) hanno scoperto che la limitazione del tempo di pascolamento (tenendo cioè gli animali chiusi di notte) è stata fortemente associata alla comparsa di dermatiti digitali e interdigitali e all’erosione degli zoccoli, che possono portare poi a zoppia. Anche camminare da e per i pascoli può avere effetti benefici sulla salute dello zoccolo e sulla salute e il benessere dell’animale (Bielfeldt et al., 2005; Regula et al., 2004). Durante l’esercizio si stimola il flusso di sangue verso l’unghia, favorendo il trasporto di sostanze nutritive e di ossigeno all’area che produce lo strato corneo (Bielfeldt et al., 2005). Dunque il sentiero percorso dai bovini dovrebbe essere ben mantenuto, drenato e le piccole pietre eventualmente presenti rimosse al fine di evitare lesioni agli zoccoli delle bovine (Vermunt, 2006).

Le vacche dovrebbero inoltre essere condotte lungo il sentiero con calma e pazienza (Hulsen, 2005). Modifiche del management potrebbero ridurre l’incidenza di zoppie e gli stessi principi possono essere applicati ai sistemi di stabulazione indoor. Con eventuali modifiche del management aziendale e della progettazione degli ambienti al chiuso, è possibile fornire alle vacche un ricovero che riduca il verificarsi delle zoppie e che mantenga elevata sia la resa di latte che le condizioni fisiologiche dell’animale (Haskell et al., 2006).Un periodico e regolare pareggiamento degli unghioni e dei pediluvi (Haskell et al., 2006), una raschiatura regolare del pavimento (Somers et al., 2005a; Somers et al., 2005b) per rimuovere lo strato di liquame al fine di ridurre il tempo durante il quale i bovini stanno in piedi immersi in esso e pavimenti più morbidi, come quando sono previsti i tappetini di gomma (Telezhenko e Bergsten, 2005; Vanegas et al., 2006) sono tutte cose che possono aumentare la locomozione e che sono vantaggiose per la salute degli zoccoli, riducendo l’incidenza di zoppie. Anche modifiche della progettazione delle cuccette possono migliorare la salute dello zoccolo. Le cuccette più lunghe aumentano lo spazio di allungamento e riducono le zoppie (Somers et al., 2005b; Haskell et al., 2006), e le cuccette con tubo allineatore ( o fermo al garrese, neck rail) senza restrizioni possono ridurre il rischio di zoppia e aumentare il comfort delle bovine, anche se questo può andare a scapito della pulizia della mammella e della cuccetta (Bernardi et al., 2009; Fregonesi et al., 2009).

3.3 Salute della mammella

La scarsa salute delle mammelle è una delle preoccupazioni più importanti riguardanti il benessere poiché può causare notevoli sofferenze e dolore agli animali (Fall et al., 2008). In linea generale, i bovini alloggiati al chiuso sono a maggior rischio di mastite ambientale rispetto a quelli al pascolo. Goldberg et al. (1992) hanno dimostrato che nell’arco di un mese si sono verificati meno problemi di salute alla mammella in vacche tenute al pascolo rispetto a quelle tenute in stalla. Allo stesso modo, Washburn et al. (2002) hanno riportato un numero inferiore di casi di mastite clinica nelle mucche al pascolo rispetto a quelle alloggiate al chiuso con cuccette. Avendo all’aperto più spazio per sdraiarsi, i bovini hanno una maggiore possibilità di evitare lo spazio degli altri e le aree sporche. Nelle stalle al chiuso, diversi studi hanno riportato una maggiore incidenza di mastite dove c’era una lettiera di paglia rispetto alle cuccette (Peeler et al., 2000; Fregonesi e Leaver, 2001). Spazi limitati, associati alla presenza di lettiera di paglia, possono provocare scivolamenti con conseguente schiacciamento dei capezzoli e la mancanza di igiene della paglia può aumentare il rischio di infezioni (Schreiner e Ruegg, 2003).

3.4 Produttività

Una delle principali preoccupazioni dell’introduzione del pascolamento nella gestione dei bovini da latte ad elevata produttività è che potrebbe non essere in grado di soddisfare appieno i loro fabbisogni nutrizionali (Fike et al., 2003) e il pascolamento da solo potrebbe non riuscire a sfamarli e ne limiterebbe la produttività.

Fontaneli et al. (2005) hanno riportato che le mucche al pascolo hanno prodotto un 19% in meno di latte rispetto a quelle confinate in stalla e, allo stesso modo, Hernandez-Mendo et al (2007) hanno rilevato che, rispetto alle vacche alloggiate in stalla, quelle che si trovavano costantemente al pascolo producono meno latte e perdono più peso e, spesso, questo è il motivo principale per cui le bovine da latte vengono stabulate al chiuso.  Se le mucche avessero a disposizione una TMR in stalla, potrebbero anche pascolare e sarebbero mantenuti i livelli di ingestione e di produzione (Chapinal et al., 2010). Inoltre, Motupalli et al. (2014) hanno evidenziato che le vacche a cui veniva data la possibilità di trascorrere il loro tempo al chiuso (con l’accesso a una TMR) o al pascolo hanno prodotto, in media, di 6.7 kg/giorno in più di latte, rispetto a quelle perennemente stabulate al chiuso. Questo aumento sostanziale della resa in latte può essere dovuto a tempi di permanenza sul terreno più alti e all’aggiunta del consumo di erba fresca. Anche permettere alle vacche di avere il controllo del loro ambiente potrebbe aver contribuito a questi risultati, con
conseguenti benefici a carico del benessere e della produttività.

4. Fattori che influenzano le scelte

La scelta delle vacche da latte di rimanere al chiuso o di stare al pascolo è complessa, con numerosi fattori che influenzano quale sia il luogo dove le vacche scelgono di trascorrere il loro tempo. La resa in latte sembra influenzare la scelta, con le vacche ad elevata produttività che trascorrono più tempo al chiuso rispetto a quelle con resa più bassa (Charlton et al., 2011a). Il tasso di ingestione della TMR è superiore a quello dell’erba pascolata (Bargo et al., 2002; Holden et al., 1994), così le bovine con fabbisogni nutrizionali più elevati possono scegliere di stare in stalla più vicine alla TMR, in modo tale da soddisfare le loro esigenze nutrizionali e hanno ancora tempo per svolgere altre attività ad elevata priorità, come restare sdraiate e ruminare.

Anche la presenza di una zoppia può influenzare la scelta, infatti le mucche con una zoppia di grado elevato (cioè un punteggio di zoppia maggiore) trascorrono più tempo in stalla (Charlton et al., 2011b). Il pascolo ha una superficie morbida e confortevole e può essere usato come mezzo per un periodo di recupero in quelle bovine affette da zoppia (Hernandez-Mendo et al., 2007), mentre al chiuso il pavimento in calcestruzzo non è una superficie ideale (specialmente quando è coperto di liquami) in quanto può danneggiare lo zoccolo (Phillips e Morris, 2000) e il naturale atteggiamento di locomozione può essere compromesso (Cook e Nordlund, 2009).

4.1 Esperienze precedenti

Charlton et al. (2011a; 2011b) hanno ottenuto risultati conflittuali riguardo il tempo trascorso al pascolo quando alle vacche è stata data la possibilità di scegliere tra un ricovero al chiuso e il pascolo. Una delle principali differenze tra i due studi era il tipo di allevamento delle bovine e le loro esperienze precedenti. Le vacche di Charlton et al. (2011a) erano state allevate al chiuso e, sebbene avessero avuto la possibilità di accedere al pascolo prima dello studio, ne avevano poca esperienza. Nello studio di Charlton et al. (2011b) le vacche avevano una maggior esperienza del pascolo e del pascolamento poiché, partire da quando erano in giovane età, avevano avuto la possibilità di accedere al pascolo durante i mesi estivi. L’esperienza precedente può influenzare la scelta(Kirkden e Pajor, 2006), per cui è possibile che le bovine senza esperienza di pascolamento abbiano espresso una parziale preferenza di rimanere in stalla al chiuso, in quanto l’ambiente era per loro più familiare. Un follow-up di Motupalli et al. (2013), condotto per determinare se l’esperienza precedente influenzasse la scelta del pascolo rispetto a quella dell'alloggiamento al
chiuso, ha rilevato che le vacche senza precedenti esperienze hanno trascorso il 79.0% del loro tempo al chiuso e il 13.6% del loro tempo al pascolo, rispetto al 54.9% del tempo impiegato al chiuso e al 37.0% di tempo trascorso al pascolo, per gli animali allevati pascolando. Inoltre, le vacche senza esperienza del pascolo hanno trascorso più tempo a studiare l’erba e meno tempo a pascolarla rispetto a quei soggetti che invece il pascolo lo avevano provato.

Questi risultati ci suggeriscono che la preferenza del pascolo e l’abitudine al pascolamento sono cose che si apprendono, il che solleva due domande: ai bovini, manca la possibilità di usufruire del pascolo (e di pascolare) se non lo hanno mai sperimentato? Quando è così quindi, se il bestiame deve essere stabulato al chiuso almeno per un certo periodo dell’anno, non sarebbe meglio per esso non provare mai i pascoli e rimanere sempre al chiuso? Se il pascolo non è istintivo, è possibile che le vacche che non lo hanno mai provato non abbiano una motivazione a pascolare e pertanto non sperimenteranno alcuna frustrazione quando gli verrà impedito di compiere tale comportamento. Infatti, le bovine che pascolano per un certo periodo dell’anno, possono provare più frustrazione rispetto al bestiame che non ha mai avuto accesso al pascolo, poiché hanno sviluppato una motivazione a pascolare, il desiderio di accedere a spazi più ampi e di avere una comoda zona per sdraiarsi e questo gli verrebbe poi negato almeno per un certo periodo dell’anno.

Gli argomenti filosofici sul fatto che gli animali possano “perdere” qualcosa che non hanno mai sperimentato sono al di là della portata di questa review. Inoltre, a livello pratico, tali argomenti sono contrastati dai chiari vantaggi a favore della produzione, della salute e del benessere legati al pascolamento dei bovini da latte, come discusso in precedenza. Sulla base delle attuali prove in nostro possesso, i vantaggi dell’accesso al pascolo risultano essere maggiori rispetto agli svantaggi associati alla frustrazione causata dall’assenza del pascolamento in inverno, sebbene
siano necessarie ulteriori ricerche in questo settore.

4.2 Distanza tra la stalla al chiuso e il pascolo

Quando le vacche da latte hanno accesso sia alla stalla che ai pascoli, la distanza tra i due luoghi potrebbe influenzare la scelta del luogo dove le bovine scelgono di trascorrere il loro tempo (Charlton et al., 2013; Motupalli et al., 2014). Uno studio di Ketelaar-de Lauwere et al. (2000) ha esaminato l’effetto della distanza tra la stalla al chiuso e il pascolo e i risultati hanno rivelato che le bovine preferiscono sdraiarsi al pascolo, anche quando la distanza tra l’alloggiamento interno e il pascolo era di 360 m. Le vacche preferivano pascolare, piuttosto che mangiare foraggi all’interno della stalla.

Tuttavia, come l’altezza della superficie erbosa diminuiva, l’uso delle zone al chiuso aumentava. Spörndly e Wredle (2004) hanno studiato anche l’effetto della distanza tra la stalla al chiuso e il pascolo sul comportamento delle bovine e l’utilizzo di un sistema di mungitura automatica (AMS). In contrasto con la scoperta di Ketelaar-de Lauwere et al. (2000) i risultati hanno rivelato che la distanza influenzava l’utilizzo del pascolo. Le bovine, alle quali era permesso accedere ad un pascolo vicino (50 m dalla stalla al chiuso), hanno trascorso il 68% del loro tempo all’aperto e hanno passato il 20% del loro tempo pascolando, scegliendo di sdraiarsi sul terreno erboso, mentre quelle che avevano pascoli distanti (260 m dalla stalla) hanno trascorso meno tempo al pascolo (44% del loro tempo) e preferivano sdraiarsi al chiuso. Risultati simili, riguardanti l’accesso ai pascoli durante le ore diurne, sono
stati riportati anche da Charlton et al. (2013).

5. Motivazioni incentivanti il pascolo

Una limitazione dei test di preferenza è che non forniscono informazioni sul punto di forza della scelta e se l’animale preferisce un’opzione o semplicemente evita l’alternativa (Fraser e Matthews, 1997). I test di motivazione possono essere utili per determinare le esigenze di comportamento di un animale (Edwards, 2010). Un approccio è quello di utilizzare tecniche di condizionamento operante, dove i punti di forza della motivazione sono misurati imponendo un costo crescente di accesso per portare a termine particolari modelli comportamentali (Jensen e Pedersen, 2008). La ricerca che utilizza test motivazionali suggerisce che l’accesso ai pascoli è importante per i bovini da latte. Per testare la motivazione delle mucche riguardo l’accesso ai pascoli, Charlton et al. (2013) hanno condotto uno studio per determinare se l’accesso a pascoli situati a 60, 140 o 260 m dalla stalla al chiuso avrebbe influito sul loro utilizzo.

Lo studio ha rivelato che durante la notte le vacche hanno trascorso in media il 79.6% del loro tempo al pascolo, che non è stato influenzato dalla distanza, mentre durante il giorno l’utilizzo del pascolo è diminuito con l’aumento della distanza. Questi risultati suggeriscono che l’accesso al pascolo durante la notte è molto importante per i bovini da latte e sono motivati a percorrere anche 260 m per accedervi. Questo forse è dovuto al fatto che di notte non mangiano (Rutter, 2006) e quindi sono meno motivati a rimanere vicino alla TMR. La temperatura dell’aria di notte è solitamente più bassa e questo riduce la necessità di trovare un riparo dal sole e, siccome le vacche hanno trascorso gran parte del loro tempo qui durante la notte, potrebbe essere che il pascolo sia più confortevole delle cuccette al chiuso. Risultati simili sono stati riportati anche da Motupalli et al. (2014). Inoltre, Cestari et al. (2013) hanno scoperto che quando i bovini da latte dovevano spingere un cancello pesante per accedere al pascolo, le vacche normalmente alloggiate in stalla erano altrettanto motivate ad accedere al pascolo come lo erano ad avere una TMR fresca dopo la mungitura.

6. Aree di ricerca future

Se confrontato con la stalla con cuccette, il pascolo fornisce alle bovine molteplici e differenti risorse che servono a soddisfare una moltitudine di aspetti: il terreno che di solito è meno scivoloso e più morbido del calcestruzzo; uno spazio all’aperto in cui muoversi e interagire o meno con le altre bovine; ampie zone e un substrato diverso su cui sdraiarsi e la capacità di pascolare erba e, probabilmente, di esplorare le aree intorno a siepi o alberi. Fino ad ora, gli studi sull’accesso ai pascoli non hanno cercato di esplorare l’importanza relativa di questi differenti aspetti e sono necessarie ulteriori ricerche sulla motivazione comparativa delle vacche verso questi differenti aspetti del pascolo. Anche se Motupalli et al. (2014) hanno dimostrato che offrendo ai bovini la possibilità di scegliere tra pascolo e stalla con cuccette, migliori sia il benessere degli animali che la produzione, è possibile che alcuni di questi vantaggi (o addirittura tutti) derivino semplicemente dal fatto di offrire una scelta agli animali (piuttosto che derivare dall’accesso al pascolo di per se). C’è un riconoscimento sempre maggiore dell’importanza dell’effettuare una scelta da parte degli animali per il proprio benessere, con Webster (2016) che ha recentemente affermato come una delle cinque libertà del FAWC (1993), cioè la “libertà di esprimere comportamenti normali”, sarebbe meglio venisse espressa come “libertà di scelta”. Lui ritiene che questa potrebbe rappresentare una sua più grande critica all’allevamento intensivo cioè “assumendo un controllo più o meno totale dell’ambiente fisico e sociale, neghiamo
agli animali l’opportunità di fare scelte progettate per migliorare la loro qualità della vita”.

Sebbene una serie di studi abbiano dimostrato che offrire agli animali in cattività una possibilità di scelta e un certo grado di controllo sul loro ambiente porti a dei vantaggi per il loro benessere, la maggior parte della ricerca finora ha riguardato solo le scelte e il controllo degli animali da zoo (Kurtycz, 2015). Sono necessarie ulteriori ricerche per esplorare i vantaggi (per il benessere e la produzione degli animali) dati da un aumento della possibilità di scelta da parte degli animali d’allevamento, in particolare quelli che sono sottoposti ad un regime di allevamento intensivo e stabulati al chiuso in maniera continuativa. Fornire alle vacche da latte ad elevata produzione la possibilità di scegliere liberamente e costantemente tra stalla con cuccette al chiuso e pascoli diventa sempre più difficile, in quanto aumentando le dimensioni delle mandrie sono necessari camminamenti più ampi per accedere alle grandi aree di pascolo richieste. Come dimostrato da Ketelaar-de Lauwere et al. (2000) e Charlton et al. (2013), le vacche riducono l’utilizzo del pascolo se devono camminare per un lungo periodo di tempo per accedervi. Qui è dove il settore emergente della zootecnia di precisione (PLF, Precision Livestock Farming) potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel facilitare la scelta delle vacche nelle aziende agricole del futuro. I sistemi di mungitura automatica (AMS) sono già in uso in un numero sempre maggiore di aziende (Jacobs e Siegford, 2012), e tali sistemi dimostrano come la tecnologia possa facilitare le scelte degli animali, vale a dire consentendo alla vacca di scegliere quando e quanto spesso essere munta nell’arco della giornata.

I sistemi automatici di mungitura, rispetto alle sale di mungitura tradizionali, abbassano anche lo stress delle bovine in quanto riducono notevolmente il contatto negativo con gli esseri umani e il contatto stretto con i conspecifici (Bruckmeier, 2010). Ogni AMS solitamente munge circa 60 bovine (Jacobs eSiegford, 2012) perciò grandi mandrie potrebbero essere suddivise in una serie di unità più piccole, ognuna situata in un edificio separato con uno, o al massimo due, robot di mungitura e circondato da un pascolo situato ad una distanza tale che sia facile da raggiungere a piedi per il piccolo gruppo. Questa situazione avrebbe l’ulteriore vantaggio di raggruppare le vacche in mandrie di dimensioni più piccole e adeguate ai fini della socializzazione. Un probabile aspetto dell’accesso al pascolo che contribuisce ai benefici legati alla produttività è che offre agli animali una fonte di alimentazione alternativa alla singola TMR fornita in stalla. Ci sono prove che i bovini che pascolano possono e, quando gliene viene data la possibilità, scelgono diete costituite da alimenti che ottimizzano la loro efficienza alimentare (Rutter,
2006).

Sebbene le TMR siano formulate per soddisfare le esigenze nutrizionali della bovina “media” presente nell’allevamento (o nel gruppo di alimentazione), probabilmente non sono ottimali per buona parte degli animali del gruppo (Atwood et al., 2006). Manteca et al. (2008) e Rutter (2010) sostengono che le TMR potrebbero compromettere il benessere degli animali in quanto deprimono (o almeno riducono in maniera evidente) la capacità della vacca di scegliere la propria dieta, causando frustrazione e stress. I sistemi di alimentazione completamente automatizzati vengono ora utilizzati nelle aziende che allevano vacche da latte. Questi sostituiscono i carri miscelatori manuali e riducono i costi di manodopera e consentono una più regolare somministrazione dei mangimi. Questi sistemi di alimentazione automatizzata potrebbero facilitare anche la scelta della dieta in quanto potrebbero essere utilizzati per fornire, ad esempio, due diverse razioni miste parziali (PMR, partial mixed ration). Queste sono formulate in modo tale che le vacche possano scegliere una combinazione tra due PMR che soddisfi i loro fabbisogni nutrizionali. Oltre a migliorare potenzialmente il benessere, consentendo la scelta degli alimenti, potrebbe essere notevolmente aumentata anche l’efficienza produttiva (Atwood et al., 2006).

Un altro probabile vantaggio del pascolo è che, rispetto alle cuccette, è un luogo più confortevole per gli animali su cui sdraiarsi. Il design delle cuccette, ossia di forma rettangolare in file dritte, è studiato in parte per facilitare la rimozione del letame mediante raschiatori spinti attraverso passaggi dritti a larghezza fissa. Lo sviluppo di raschiatori robotici automatici che possono ruotare, raschiare le curve e pulire grandi spazi aperti significa che non c’è più la necessità di cuccette rettangolari in file dritte e si possono ora prendere in considerazione anche nuovi  modelli di spazi per sdraiarsi.

Infine, i sistemi in commercio che permettono di identificare e monitorare la posizione di tutti i capi della mandria, possono aiutare a rendere la stalla più adattabile alle esigenze degli animali. Ad esempio, dovrebbe essere possibile
aumentare la ventilazione in una parte dell’edificio mediante l’apertura automatica delle finestre laterali o regolando le velocità dei ventilatori per poi vedere come le bovine rispondono al cambiamento. Se più vacche si spostano verso l’area a ventilazione maggiore, altre finestre laterali potrebbero essere aperte o altri ventilatori regolati per soddisfare la loro “richiesta”. Con il trascorrere del tempo, le vacche possono iniziare a spostarsi verso le zone più riparate dell’ edificio e, di conseguenza, le finestre laterali potrebbero cominciare a essere chiuse.

In questo modo l’edificio può adattarsi alle esigenze comportamentali delle vacche e facilitare la loro scelta dell’ambiente. Queste potenziali soluzioni tecnologiche messe in atto per ottenere gli stessi benefici a favore del benessere e delle produzioni animali apportati da un eventuale accesso al pascolo, richiedono ulteriori ricerche e non da ultima un’analisi dei costi. Tuttavia, è possibile che queste nuove tecnologie possano contribuire alla progettazione di nuove tipologie di stalle per le vacche da latte che, facilitando le loro scelte, migliorino l’efficienza produttiva e il benessere degli animali soddisfacendo le loro esigenze durante tutto l’anno.

7. Conclusione

La ricerca ha dimostrato che la scelta delle vacche da latte di una stalla al chiuso o del pascolo è piuttosto complessa; ci sono vantaggi legati ad entrambi i luoghi e la preferenza è influenzata da diversi fattori ambientali e intrinseci agli animali, tra cui le condizioni climatiche, la distanza da percorrere, la presenza di una zoppia, la produzione di latte e la precedente esperienza. Sebbene ci siano benefici evidenti nel permettere alle vacche di scegliere dove trascorrere il loro tempo, questa non è sempre una soluzione pratica per gli allevatori di vacche da latte e pertanto gli sviluppi in corso sulla zootecnia di precisione, potrebbero potenzialmente fornire una soluzione tecnologica a questo problema. Questi progressi possono consentire agli allevatori di scegliere ed integrare gli aspetti migliori del pascolo con quelli migliori della stabulazione al chiuso per ricreare e mettere a disposizione un certo tipo di stalla che soddisfi le esigenze delle vacche durante tutto l’anno.

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