Molti allevatori di frisone sono stati spinti alla pratica del crossbreeding, ossia all’incrocio con altre razze da latte come la pezzata rossa, la rossa svedese, la rossa norvegese e la Montbeliarde, perché frustrati a causa della poca fertilità, salute e longevità e quindi dello scarso reddito in allevamento.

Una parte degli allevatori invece, per superare questi problemi, ha deciso di ricorrere alle sincronizzazioni ormonali sistematiche e alla metafilassi antibiotica a tappeto.

Un’altra fetta di allevatori, in costante crescita, invece di demandare a farmaci e incroci la soluzione di questi problemi ha affinato le tecniche di gestione, dato alle bovine gli spazi necessari per fargli esprimere il loro naturale comportamento ed è ricorsa a tori selezionati genomicamente per i caratteri funzionali.

Abbiamo chiesto all’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Allevatori, nella persona della dott.ssa Alessia Tondo, di quantificare le differenti performance produttive e sanitarie della frisona e delle meticce delle stalle dove si effettuano i controlli funzionali. Sono stati elaborati da AIA i dati relativi al 2015, al 2016, fino ad Ottobre 2017, per un totale di 34 mesi, in modo da annullare l’effetto ambiente sapendo che le bovine da latte hanno differenti performance nei diversi mesi dell’anno e per sfruttare la grande numerosità d’informazioni disponibili.

Per stabilire la longevità funzionale, ossia quanto riescono a rimanere in produzione le bovine in allevamento, si può utilizzare il numero medio di lattazioni. Nel periodo considerato, il dato della frisona è di 2.42 mentre quello della meticcia è di 2.40, e quindi pressochè uguale.

Per lo stesso obiettivo si può valutare la percentuale di primipare in allevamento, anche se questo dato può essere falsato dagli acquisti dall’esterno di bovine di primo parto in lattazione. In ogni caso, per la meticcia la percentuale rilevata è stata del 37.6 % e per la frisona del 35.6%.

Rimanendo nel campo della longevità funzionale, è interessante la valutazione dell’età media all’eliminazione, che è paradossalmente inferiore nella meticcia (59.4 mesi) rispetto ai 62 mesi della frisona.

Avere una migliore fertilità ha come ricaduta positiva diretta la riduzione dei giorni medi di lattazione e la mungitura delle bovine più vicine al picco di lattazione. Purtroppo, i dati sulla fertilità delle bovine iscritte ai controlli funzionali non sono omogeni e sono pertanto inutilizzabili per fare ampi confronti. In ogni caso, dall’analisi dei dati si evince che le bovine meticce hanno 178 giorni medi di lattazione mentre le frisone ne hanno 191, valori significativamente differenti e migliori nelle meticce. Questo vantaggio non viene però tradotto in una maggiore produzione di latte. Nei 34 mesi considerati, la produzione media pro-capite è stata di kg 30.6 per la frisona e kg 26 per la meticcia. Se consideriamo un prezzo medio del latte di 0.40 euro/kg, esiste una differenza giornaliera nei ricavi di euro 1.84/capo, che in una lattazione reale di 330 giorni corrisponde ad un ricavo inferiore per le meticce di euro 607/capo, avendo presumibilmente gli stessi costi di gestione ed alimentazione.

Sicuramente migliore è la qualità del latte delle meticce, anche per effetto della minore produzione. La percentuale di grasso del latte è stata valutata per la frisona del 3.78% e per la meticcia del 3.87%. Relativamente alla percentuale di proteina del latte, l’elaborazione ha evidenziato una percentuale del 3.33% per la frisona e del 3.43% per la meticcia.

Peccato che il sistema AIA-ARA non raccolga tutti i parametri sanitari che sono comunque presenti nelle aziende. Dall’eterosi che scaturisce dal meticciamento ci dovremmo aspettare anche un miglioramento delle condizioni sanitarie delle bovine. Gli unici dati utilizzabili, ma comunque di grande valore, sono quelli delle cellule somatiche, come espressione delle mastiti sub-cliniche, e il rapporto grasso-proteina > 1.4, come fattore di rischio della chetosi.

I dati delle cellule somatiche riportati sono relativi alle medie ponderate della concentrazione di leucociti del latte delle singole bovine raccolto nel corso dei controlli funzionali, analizzate con la tecnica della citoflorimetria di flusso in una rete di laboratori in rete per i ring test e non dei campioni di massa. Le due razze hanno valori sorprendentemente simili: 363.000/ml per la frisona e 362.000/ml per le meticce. La percentuale di bovine con un valore ≥ 200.000 cellule per ml è molto simile tra le due classi di animali, 29.2% per la frisona e 30.7 % per le meticce. Pertanto, in questo caso, l’eterosi del crossbreeding non conferisce alle meticce una migliore situazione sanitaria della mammella.

Relativamente al rischio chetosi, quantificabile con il “rapporto grasso/proteine > 1.4” calcolato nel latte individuale delle bovine nei primi 75 giorni di lattazione, si evidenzia dai dati che le bovine a rischio di razza frisona sono il 21.4% mentre nelle meticce sono il 18.3%

Conclusioni

Le informazioni riportate nella seguente relazione non hanno ovviamente un valore scientifico, anche se relative a diverse centinaia di migliaia di dati individuali, ma possono essere utili ai lettori di Ruminantia per affrontare la selezione genetica nel proprio allevamento con consapevolezza, confortati dai numeri e non da impressioni o dal “sentito dire”.