La Federazione dei produttori europei di mangimi (FEFAC) pubblica la versione aggiornata del suo annuario statistico Feed & Food 2020.
Il Feed & Food 2020 mira a fornire una panoramica sullo sviluppo economico del settore mangimistico europeo, concentrandosi sul ruolo dell’industria come parte integrante della catena di approvvigionamento alimentare e dei mangimi dell’UE e sul suo contributo all’economia europea dell’allevamento di animali da reddito e dell’acquacoltura. La pubblicazione contiene una serie di dati riguardanti i mangimi (produzione di mangimi composti, consumo di materie prime, fatturato, ecc.) e gli alimenti (produzione di carne, consumi, ecc.) per l’anno solare 2019.
L’industria dei mangimi composti industriali è un settore dinamico che ha avuto una crescita stabile negli ultimi anni, riflettendo la crescente dipendenza degli allevatori di animali da reddito e dell’acquacoltura da mangimi composti efficienti per soddisfare i fabbisogni dovuti all’alta qualità e produttività, mentre il consumo di prodotti animali è rimasto relativamente stabile.
Secondo i dati forniti dai membri della FEFAC, la produzione di mangimi composti nell’UE-28 nel 2019 ha raggiunto i 164,9 milioni di tonnellate, con una diminuzione dello 0,2% rispetto al 2018.
Le condizioni meteorologiche favorevoli del 2019 hanno significato un ritorno ai normali modelli di domanda di mangimi per i bovini, con un calo dell’1,2% rispetto al 2018. Lo straordinario livello di crescita nel 2018 è stato causato infatti da siccità e ondate di calore eccezionali in tutta Europa, che hanno avuto un notevole impatto sulla produzione di foraggio, portando ad un aumento significativo della domanda di mangimi composti in alcune regioni. Per il 2019, la maggiore diminuzione della domanda di mangime per bovini è stata segnalata in Irlanda (-18%), Slovenia (-6,8%), Regno Unito (-6,5%) e, in misura minore, nei Paesi Bassi (-1,1%) dove le crescenti restrizioni sulle emissioni di fosforo hanno portato ad un calo delle dimensioni della mandria di bovini e quindi della domanda di mangime per questi animali.
Nonostante le crescenti opportunità di esportazione nel 2019 (ad esempio per la disputa commerciale tra Cina e Stati Uniti e per la prevalenza della peste suina africana in molti paesi asiatici), la produzione di carne suina dell’UE è aumentata moderatamente, facendo aumentare la domanda di mangimi solo dello 0,6%. Le epidemie di PSA negli allevamenti commerciali hanno innescato un drammatico passo indietro nella produzione di mangimi per suini, soprattutto in Romania e Bulgaria. D’altra parte, i maggiori aumenti nella domanda di mangime per suini sono stati registrati in Portogallo (+ 10%) e Spagna (+ 5%).
La produzione di mangime per avicoli è aumentata solo dello 0,6%, rimanendo inferiore all’aumento della produzione di carne avicola che ha raggiunto il + 1,3%. Questa differenza può essere attribuita in parte all’aumento dell’efficienza alimentare. L’aumento è stato principalmente guidato dallo sviluppo della produzione di pollame in Austria, Svezia, Portogallo e Spagna, registrando una crescita circa del 5%. In alcuni paesi, la domanda di mangime per galline ovaiole è diminuita drasticamente (ad esempio -23% per il Belgio) principalmente a causa della diffusione dell’influenza aviaria. La produzione di mangimi per pollame rimane il segmento principale della produzione di mangimi composti industriali dell’UE, ben prima dei mangimi per suini.
La Svezia è stato il paese con le migliori prestazioni, con una crescita annua del 4,5% per la produzione totale di mangimi composti, sostenuta in egual misura dalla domanda di mangimi per bovini e avicoli. Tra i maggiori paesi produttori di mangimi composti, Francia, Germania, Polonia e Italia hanno mantenuto la loro produzione, mentre i Paesi Bassi hanno registrato un calo dell’1,0%. La Spagna ha aumentato la sua produzione del 3,9%, mentre il Regno Unito ha fatto un passo indietro di quasi il 4%. Germania, Spagna e Francia rimangono i tre principali paesi dell’UE in termini di produzione totale di mangimi composti. La Spagna è il principale produttore di mangimi per bovini e suini, mentre la Francia mantiene la sua posizione di leader come produttore di mangimi per avicoli.
La produzione di mangimi composti dell’UE rappresenta il 15% della produzione globale, che si stima essere di circa 1.112 milioni di tonnellate, in aumento del 2,1% rispetto al 2018.
Il valore delle produzioni animali – pari a 177 miliardi di euro – rappresenta il 42% del valore totale della produzione agricola. Più della metà di questo importo è generato dalla carne bovina e dai prodotti lattiero-caseari, seguiti da suini, pollame & uova e altri prodotti animali (es. pecore, capre, ecc.). La produzione agricola complessiva dell’UE-28 è stata di 426 miliardi di euro nel 2019.
I costi dei mangimi sono aumentati più dei prezzi della produzione negli ultimi 25 anni, confermando la tendenza generale di una pressione permanente sugli allevatori per migliorare la loro produttività e sui produttori di mangimi composti per fornire prodotti efficienti.
Il fatturato dell’industria dei mangimi composti industriali dell’UE-28 è stato di 52 miliardi di euro nel 2019, con un aumento del 28% dal 2007.
Consumo di materie prime per i mangimi
I mangimi composti sono prodotti da una miscela di materie prime progettata per raggiungere obiettivi prestazionali predeterminati. Queste materie prime per mangimi sono ottenute da un’ampia varietà di fonti, principalmente di origine UE: cereali, semi oleosi e leguminose e anche una quantità significativa di sottoprodotti dell’industria alimentare e dei biocarburanti. Altri ingredienti, in particolare materie prime per mangimi ricche di proteine come la farina di soia, non sono prodotti in quantità sufficiente nell’UE e devono essere importati da paesi terzi. Queste diverse fonti di approvvigionamento delle materie prime sono un fattore importante nella capacità del settore di produrre mangimi di alta qualità ed a prezzi competitivi per gli allevatori.
Nel 2019, l’industria dei mangimi composti dell’UE ha prodotto 164,9 milioni di tonnellate (mt) di mangimi, consumando 83 milioni di tonnellate di cereali da foraggio, 40,8 mt di panelli e farine, 20 mt di co-prodotti da industrie alimentari e bioetanolo, 5,6 mt di minerali, additivi e vitamine, 2.8 mt di oli e grassi, 2,2 mt di foraggio essiccato, 2,1 mt di leguminose e 7,6 mt di altro (ad esempio paglia, ex alimenti ecc.).
Negli ultimi 10 anni, il consumo di materie prime per mangimi è rimasto relativamente stabile per quanto riguarda la proporzione di cereali da foraggio (50%) e i prodotti derivati dell’industria alimentare e del bioetanolo (12%). Si registra una lieve diminuzione del consumo di farine di semi oleosi (dal 28% al 25%), dovuta in particolare alla tendenza a ridurre ulteriormente i livelli di proteine grezze nei mangimi per animali d’allevamento.
L’UE ha una bassa autosufficienza per le fonti ad alto contenuto proteico (ad esempio farine di semi oleosi), che nel 2018/19 è stata del 29%.
Per le altre categorie di materie prime per mangimi ricche di proteine, il livello di autosufficienza è alto: 96% per fonti a basso contenuto proteico, 83% per quelle a medio contenuto proteico e 85% per le fonti superproteiche. Durante i primi anni dell’ultimo decennio, l’autosufficienza totale dell’UE relativamente alle materie prime per mangimi ricche di proteine ha continuato a crescere grazie all’espansione dell’industria dei biocarburanti e alla generazione di coprodotti ricchi di proteine e alla farina di colza. Tuttavia, da diversi anni, la tendenza si è invertita.
I foraggi grossolani, come l’erba e l’insilato di mais, sono la fonte più importante di proteine (43% della fornitura, espressa in proteine equivalenti) per il settore zootecnico dell’UE, seguiti da coprodotti (32%), colture (22%) e fonti non vegetali (3%) come siero di latte in polvere e ex prodotti alimentari.
Nel 2019, l’UE-28 ha importato circa 51 mt di materie prime per mangimi, principalmente farina di semi oleosi (23 mt.), di cui farina di soia (17,8 mt.) e cereali per mangimi (21,3 mt.), la maggior parte costituita da mais (17,4 mt.).
L’UE dipende dall’importazione di alimenti ad alto contenuto proteico (72%), principalmente co-prodotti (61%) provenienti da paesi terzi da colture non coltivate in modo significativo nell’UE (farina di soia, farina di semi di lino, panello di palmisti, ecc.). Tuttavia, è importante ricordare che il 79% delle proteine totali dei mangimi è prodotto all’interno dell’UE. Il foraggio grezzo è l’unica fonte di proteine per mangimi per cui l’UE è autosufficiente al 100%. L’UE è anche quasi autosufficiente nella produzione di cereali (90%). La produzione di soia nell’UE è cresciuta del 187%: da quasi 1 milione di tonnellate nel 2009 a 2,7 mt nel 2019.
L’industria mangimistica europea è di gran lunga il più importante consumatore di proteine vegetali nell’UE, in particolare di farina di soia. Il monitoraggio interno della FEFAC mostra che l’industria dei mangimi composti dell’UE ha utilizzato a fino a 12 mt di soia responsabile che soddisfa i criteri della versione 2015 delle linee guida FEFAC, che rappresentano il 49% della soia utilizzata nei mangimi composti industriali e un aumento del 138% rispetto al 2015.
Il report integrale di FEFAC può essere scaricato gratuitamente qui.
Fonte: FEFAC