La dermatite digitale bovina (DD) è una malattia contagiosa ad eziologia multifattoriale con distribuzione cosmopolita, caratterizzata da lesioni ulcerative e dolorose localizzate sulla cute della regione del piede. La condizione è inoltre associata a zoppia, riduzione della produzione lattea, infertilità, aumento del tasso di riforma ed, in ultima analisi, peggioramento del benessere animale e riduzione dell’efficienza economica aziendale.
La malattia colpisce dal 70% al 96% delle aziende sia nell’Europa Occidentale sia nel Nord America e, all’interno della mandria, la prevalenza può variare dal 5% al 30% dei capi in lattazione. Nonostante i 40 anni e più di ricerche, la patogenesi della DD non è ancora chiara; sembra comunque che uno dei fattori scatenanti sia la presenza di particolari specie di Treponema negli strati cutanei del piede. Tra le strategie atte al controllo della diffusione della DD vi sono i trattamenti individuali e quelli metafilattici applicati all’intera mandria (CT, collective treatments); tuttavia, questi risultano dispendiosi economicamente, richiedono tempo, manodopera e possono avere un determinato impatto ambientale. L’impiego di antibiotici quali ossitetraciclina e lincomicina sia in terapia locale sia nei CT, così come di bagni podali con disinfettanti quali formaldeide e solfato di rame, è molto diffuso ma sono riportati casi di recidive delle lesioni anche del 50%, senza contare che l’utilizzo di antimicrobici dovrebbe essere ridotto per evitare la comparsa dei fenomeni di resistenza e l’applicazione dei tempi di sospensione sul latte. Le soluzioni disinfettanti per bagni podali, inoltre, non sono scevre da effetti collaterali quali carcinogenesi (formaldeide) e tossicità ambientale (solfato di rame).
Dai dati disponibili in letteratura scientifica non è possibile stabilire se i CT siano davvero efficaci per la prevenzione ed il trattamento delle lesioni da DD, in quanto molti studi sono contrastanti e/o si basano su un campione molto ristretto di animali. Nella pratica di campo, l’esperienza conferisce una efficacia molto variabile a tali trattamenti e l’impiego di un prodotto piuttosto che un altro si basa di rado sui risultati di studi randomizzati con gruppo di controllo. L’obiettivo di questa revisione sistematica è stato di combinare i risultati di lavori diversi in una meta-analisi, al fine di fornire dati più affidabili sugli effetti dei trattamenti collettivi nella prevenzione e nella cura delle lesioni da DD. La ricerca bibliografica e l’analisi del database sono stati condotti secondo le linee guida proposte da Sargeant e O’Connor (2014) per le revisioni sistematiche in ambito veterinario e zootecnico. Solamente 13 lavori rispondevano positivamente ai criteri di inclusione: di questi, 6 erano studi randomizzati con gruppo di controllo, 6 includevano un gruppo di controllo ma non prevedevano randomizzazione, il restante era rappresentato da uno studio randomizzato a cluster. I lavori erano stati pubblicati tra il 1998 ed il 2014; il periodo di studio variava da 2 a 24 settimane. Tra i prodotti impiegati per il CT vi erano disinfettanti a base di rame, glutaraldeide, acidi organici, ipoclorito di sodio, cloruro di sodio, soli di ammonio, calcio idrossido ed un principio attivo antimicrobico. Il maggior rischio di bias era attribuito ai lavori che non prevedevano la randomizzazione.
Dai risultati emergeva che l’effetto del CT per la prevenzione delle lesioni da DD, calcolato come odds ratio (OR), variava tra 0.76 e 1.62, media 1.12*, sottolineando un alto grado di incertezza. I lavori che facevano uso di un numero più ampio di soggetti erano quelli che tendevano a riportare un effetto nullo del trattamento. L’effetto dei CT per la cura delle lesioni da DD restituiva un OR variabile tra 0.73 e 2.01, media 1.22.
*NDR. Quando nell’intervallo di confidenza è incluso anche il valore 1.0, l’effetto del trattamento non è statisticamente significativo.
Effectiveness of collective tratments in the prevention and treatment of bovine digital dermatitis lesions: a systematic review.
Ariza JM et al.
Dairy Sci. 100:7401-7418