I prodotti a base di lievito sono ampiamente utilizzati come additivi alimentari per ruminanti in quanto ritenuti utili nell’aumentare l’ingestione di sostanza secca e la performance degli animali. Tra i meccanismi d’azione, è stata proposta la capacità dei lieviti di fornire alla popolazione ruminale alcuni micronutrienti in grado di stimolare la crescita batterica e le fermentazioni delle componenti fibrose; altra possibilità riguarda il maggiore dell’utilizzo dei prodotti finali di alcune vie fermentative che ne riduce l’accumulo in ambiente ruminale (Callaway e Martin, 1997). L’obiettivo di questa revisione sistematica è esaminare studi condotti su vacche da latte in produzione che abbiano indagato l’effetto di un prodotto a base di lievito sulla performance degli animali, in relazione alle componenti analitiche dell’alimento somministrato.
Materiali e metodi
I criteri di inclusione prevedevano: la pubblicazione su una rivista scientifica peer reviewed, l’utilizzo di vacche di razza Holstein, la somministrazione di un prodotto a base di lievito di Saccharomyces cerevisiae, l’esposizione di parametri quali ingestione di sostanza secca, produzione lattea, composizione in proteine e grasso del latte prodotto, tenore in fibra neutro (NDF) ed acido detersa (ADF) dell’alimento, proteina grezza (CP), o informazioni sulla razione che fossero sufficienti a desumere questi parametri con un buon intervallo di confidenza.
Soddisfacevano i criteri di inclusione 22 studi provenienti da 17 pubblicazioni. Si individuavano 3 prodotti commerciali a base di lievito di Saccharomyces cerevisiae, tra quelli maggiormente utilizzati in campo. Le differenze nella risposta produttiva tra le bovine dei gruppi trattati e controllo tra i vari studi erano analizzate son la procedura GLM del software SAS. Le correlazioni statistiche tra le variabili considerate sono state analizzate con la procedura proc stepwise del software medesimo.
Alcuni statistici potrebbero considerare questo studio affetto da alcuni bias, in quanto è stato preferito l’uso di variabili proporzionali e non assolute (es.: la risposta produttiva come incremento della resa lattea delle bovine trattate, in proporzione alla produzione del gruppo controllo). Poiché i valori assoluti degli indici produttivi variavano profondamente tra gli animali nei diversi studi, gli Autori credono che questo approccio sia più appropriato. Il lettore è invitato a considerare criticamente questo metodo prima di accettare le implicazioni biologiche dei risultati presentati.
Risultati e discussioni
Le tre tipologie di prodotto a base di lievito non mostravano differenze nell’evocare una risposta produttiva tra gli animali trattati, per cui erano considerati sovrapponibili ed utilizzati come unica variabile nella successiva analisi di correlazione statistica.
La percentuale in proteina grezza tendeva (P < 0.10) ad influenzare la risposta produttiva alla somministrazione di lievito, con incremento della percentuale di proteina nel latte. Di contro, l’aumento dell’NDF aveva un forte impatto negativo (P < 0.05) sulla produzione di latte, di proteina nel latte e sull’ingestione di sostanza secca negli animali trattati. Percentuali crescenti di ADF erano ancora più efficaci (P < 0.01) nel ridurre la riposta produttiva al trattamento, anche se l’effetto sulla proteina percentuale nel latte era meno accentuata (P < 0.10). I livelli di amido nell’alimento e il rapporto ADF/NDF non avevano valore predittivo circa la risposta produttiva alla somministrazione di lievito.
In generale, più il gruppo di controllo era produttivo, meno era evidente l’efficacia della somministrazione di lievito nell’evocare una risposta produttiva positiva. La diminuzione della risposta si osservava maggiormente per la % di proteina nel latte (P = 0.03) e per la quantità di latte prodotto (P = 0.053).
In alcuni dei lavori considerati la risposta produttiva in seguito a somministrazione di lievito poteva essere influenzata dal peso corporeo e da sue variazioni nel corso dell’esperimento, ma erano pochi (11 su 22) gli studi nei quali era comunicato questo tipo di dati per il gruppo di trattamento ed il gruppo di controllo. Il ridotto numero di studi potrebbe influenzare negativamente l’attendibilità dell’analisi statistica condotta in relazione al peso corporeo degli animali trattati, per cui i risultati andrebbero considerati con prudenza. Le analisi rivelavano, infatti, che il rapporto AF/NDF aveva buona capacità predittiva circa la risposta produttiva alla somministrazione di lievito; l’aumento di NDF diminuiva mentre l’aumento di amido incrementava la produzione lattea delle bovine cui era somministrato lievito.
Conclusioni
La somministrazione di uno dei tre prodotti commerciali a base di lievito di Saccharomyces cerevisiae non generava differenze nella risposta produttiva tra gruppi di animali ed era pari a 0.9 Kg latte/giorno. Questo incremento produttivo, però, diminuiva al crescere della produzione negli animali del gruppo controllo. Il fenomeno osservato potrebbe essere causato dalla dose alla quale i prodotti a base di lievito sono somministrati agli animali, ossia senza prendere in considerazione l’assunzione di sostanza secca della singola bovina. Nei lavori esaminati le vacche con maggiore ingestione consumavano una quantità minore di lievito per chilo di sostanza secca assunta. Gli studi futuri dovrebbero valutare la risposta produttiva in base alla dose somministrata per verificare se sia possibile ottenere una risposta maggiore a dosi crescenti di prodotti a base di lievito.
Per quanto riguarda l’interazione tra peso corporeo, sue variazioni e percentuale di NFD nella dieta, nonostante il numero ridotto di studi disponibili, si osservava diminuzione della risposta produttiva, intesa come energia netta latte, nelle diete con alta percentuale di NDF. Al crescere della fermentescibilità dell’NDF (diminuzione del rapporto ADF/NDF), la risposta produttiva in seguito a somministrazione di lievito tornava ad aumentare.
Questi risultati, assieme all’effetto nullo della quota di amido, potrebbero confermare l’ipotesi secondo la quale il meccanismo di azione di Saccharomyces cerevisiae in ambiente ruminale sia rappresentato dalla stimolazione delle popolazioni batteriche verso le attività fermentative delle componenti fibrose dell’alimento. L’impatto negativo della quota di NDF suggerisce che al crescere del rapporto NDF/lievito somministrato, si osservi una diminuzione della risposta produttiva.
In conclusione, somministrare dosi maggiori di prodotti a base di lievito in vacche con grande capacità di ingestione o alle quali sia somministrata una dieta con alta NDF potrebbe avere effetti benefici sulla risposta produttiva.
Effects of analyzable diet components on responses of lactating dairy cows to Saccharomyces cerevisiae based yeast products: A systematic review of the literature.
P.H. Robinson and L.J. Erasmus
Animal Feed Science and Technology 149 (2009) 185–198