La paratubercolosi bovina è una malattia caratterizzata da enterite cronica granulomatosa proteino-disperdente. Si manifesta con diarrea, ipoproteinemia, emaciazione ed infine morte. Alcuni Autori considerano l’agente eziologico Mycobacterium avium ssp. paratuberculosis (MAP) potenzialmente zoonotico ed implicato nell’insorgenza del morbo di Crohn (Chiodini et al., 2012). Molti paesi produttori di latte e derivati hanno introdotto programmi di controllo allo scopo di ridurne la diffusione tra animali e tra allevamenti.
Molti studi hanno indagato l’effetto della paratubercolosi sul ritorno economico aziendale, con stime delle perdite che vanno dai 20 ai 50 dollari per vacca nelle mandrie infette. Esiste però discordanza tra gli studi circa l’entità della produzione per capo positivo: la maggioranza riporta un decremento significativo ma alcuni Autori hanno osservato il contrario (Garcia e Shalloo, 2015).
E’ stata condotta una revisione sistematica della letteratura con successiva meta-analisi, al fine di valutare la variabilità intra- ed inter- studio dell’effetto della paratubercolosi sulla produzione di latte, di grasso e proteina per chilo di latte. La ricerca è stata eseguita osservando le linee guida per le meta-analisi di studi osservazionali in epidemiologia (MOOSE; Stroup et al., 2000). La popolazione target era composta da bovine da latte; l’intervento sulla popolazione era costituito dalla positività per paratubercolosi (test ELISA o presenza di MAP nel campione fecale tramite PCR); il controllo era rappresentato dalla produzione di bovine da latte negative; il risultato di interesse era la deviazione della produzione lattea delle bovine positive rispetto al controllo; il requisito per l’inclusione del lavoro nella meta-analisi era il design dello studio di tipo trasversale o longitudinale. Per l’analisi statistica erano utilizzati 20 modelli con effetti random. Alla fine della selezione dei lavori, soddisfacevano i criteri di inclusione 33 studi provenienti da 20 pubblicazioni.
Dall’analisi di tutti i casi considerati emergeva che la perdita produttiva ammontava a -1.30 Kg/vacca al giorno (95% dell’intervallo di confidenza: -1.72, -0.89) ed a -4.30% (95% dell’intervallo di confidenza: -5.61%, -2.99%) di tutta la produzione. L’eterogeneità tra studi era consistente (I2 = 73.0 e 72.6%, rispettivamente).
L’analisi di sottogruppi in base al tipo di test utilizzato (PCR da campione fecale vs. ELISA) restituiva maggiori perdite (-1.87 Kg/giorno o -5.90%) nel primo caso che nel secondo (-1.03 Kg/giorno o -3.46%). La maggiore eterogeneità era osservata negli studi che utilizzavano il test ELISA, rispetto alla PCR da campione fecale (I2 = 71.2% vs 28.9%). Risultato simile per la produzione di grasso: l’eterogeneità (I2 = 76.7%) era maggiore nei lavori con test diagnostico ELISA. Si identificava una perdita di 22.1 g/giorno o di 1.97% sulla quantità di grasso prodotto. Per la proteina l’eterogeneità tra studi non permetteva di quantificare la variazione rispetto alle bovine di controllo.
La meta-analisi rivelava una significativa riduzione della produzione lattea associata alla positività per paratubercolosi. L’utilizzo della PCR da campione fecale come test diagnostico genera una bassa eterogeneità tra gli studi, al contrario del test ELISA. In base a ciò, la stima finale della perdita produttiva era di -1.87 Kg/giorno, -576.45 Kg/vacca per 305 giorni di lattazione o -5.90% sulla produzione totale.
La differenza tra test ELISA e PCR fecale potrebbe essere causata dalla diversa sensibilità e specificità delle due procedure diagnostiche. Alla coltura fecale si attribuiscono sensibilità e specificità del 100%, mentre la specificità del test ELISA è normalmente ritenuta minore. Il valore predittivo positivo della seconda, inoltre, varia in base alla prevalenza della malattia nella mandria; è possibile che in aziende con bassa prevalenza (condizione frequente nel caso della paratubercolosi) possa esservi maggiore occorrenza di falsi positivi e, di conseguenza, la stima delle perdite produttiva possa essere distorta.
Anche la riforma degli animali positivi potrebbe comportare la sottostima delle perdite dovute alla paratubercolosi.
Smith et al. (2009) riportano una produzione maggiore nei capi infetti latenti, con bassa eliminazione ambientale del patogeno e produzioni inferiori nei forti eliminatori ambientali. A tale proposito Nielsen et al. (2009) hanno evidenziato come gli animali che diventano positivi possono produrre una quantità maggiore di latte da 200 a 400 giorni prima della positivizzazione. Di conseguenza anche lo stadio dell’infezione deve essere considerato come fattore capace di influenzare l’effetto della malattia sulla produzione del singolo animale. In ogni caso, nella meta-analisi qui riportata si escludevano gli animali con infezione latente.
Sebbene la meta-analisi abbia evidenziato una perdita produttiva per i capi positivi, le perdite individuali erano modeste; di conseguenza l’impatto economico aziendale dipenderà dalla prevalenza all’interno della mandria.
The effect of paratuberculosis on milk yield – A systematic review and meta-analysis
McAloon C.G. et al.
- Dairy Sci. 99:1449-1460
Doi: http://dx.doi.org/10.3168/jds.2015-10156