In crescita i flussi verso le principali destinazioni (Germania, Stati Uniti e Francia), ad eccezione del Regno Unito.

Il settore agro-alimentare italiano sta vivendo stagioni di crescita importanti sui mercati esteri: nel 2019, le esportazioni del settore nel suo complesso hanno realizzato la cifra record di oltre 43 miliardi di euro, in incremento del 3,7% rispetto al 2018. In questo quadro generale, i distretti agro-alimentari hanno ottenuto vendite per 19 miliardi di euro all’estero nel 2019, il risultato tendenziale è del + 4,4%.

Nel primo trimestre del 2020 questo trend è stato ulteriormente accentuato: i distretti agro-alimentari hanno realizzato in totale 5,1 miliardi di esportazioni, miglior trimestre invernale di sempre, corrispondente a + 9,3% rispetto allo stesso periodo del 2019 (+ 8,1% la crescita complessivo dell’agro-alimentare italiano), mentre i distretti non agro-alimentari arretrano di circa 10 punti percentuali.

Questi risultati sono stati rilevati dal Monitor sui distretti agroalimentari di luglio 2020 della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo e vanno letti anche alla luce delle profonde modifiche intervenute nelle abitudini di consumo adottate nel mese di marzo, che ha rappresentato l’inizio delle misure di lockdown in Italia, poi estese nel resto d’Europa, necessarie per limitare il diffondersi dell’epidemia di COVID-19.

Analisi dei risultati di vendita sui mercati esteri del 1° trimestre 2020 per le filiere delle carni e dei salumi e del settore lattiero-caseario:

La filiera delle carni e dei salumi realizza un risultato lusinghiero (+10,1%) dopo la chiusura pressoché invariata del 2019 (+0,1%). Di seguito alcuni risultati dei relativi distretti, in particolare di Carni e salumi di Cremona e Mantova (+57,5%) con 75,2 milioni di export, grazie al grande successo in Cina, che rappresenta nel primo trimestre 2020 il primo paese di destinazione per i prodotti del distretto, con oltre 9,6 milioni di euro (erano 6,3 in tutto il 2019) superando Spagna (7,8 milioni) e Paesi Bassi (7,7 milioni), paesi che comunque crescono a 3 cifre (rispettivamente + 113% e +104%). Anche il Giappone, beneficia dei recenti accordi commerciali di libero scambio e vola a +65% con 7,7 milioni. Ottimi risultati anche per le Carni di Verona, che con un progresso del 10,5% chiude con oltre 130 milioni di esportazioni, e crescite diffuse su tutti i principali mercati esteri.

La filiera del settore lattiero-caseario vede un trend del + 4,6 %. Il distretto più importante in termini di valori esportati è il lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale che mantiene il trend positivo del 2019, chiuso con un incremento del 10,2% rispetto al 2018, e realizza nei primi 3 mesi del 2020 oltre 7 milioni di esportazioni in più (+3,7%). In crescita soprattutto i flussi verso Francia (in progresso di 5 milioni, +21,8%) che riescono a compensare la decrescita verso gli Stati Uniti (-4 milioni; -25,8%), probabile effetto dei dazi su alcuni formaggi tipici italiani introdotti dall’amministrazione Trump ad ottobre 2019. Ancora più elevato è l’incremento nel 1° trimestre per la Mozzarella di bufala campana (+19,4%, corrispondenti a quasi 12 milioni di valori esportati): in progresso soprattutto Francia (+9,2%) e Regno Unito (+32,5%).

Tra i distretti in crescita anche il lattiero-caseario Parmense (+4,9%) mentre registrano una parziale battuta d’arresto, dopo un 2019 molto positivo, sia il lattiero-caseario di Reggio Emilia (2,1 milioni in meno, -3% dopo un 2019 chiuso a +8,6%), sia il lattiero-caseario sardo (-3,2% dopo il +12,5% registrato nel 2019): per quest’ultimo distretto, in calo i flussi verso gli Stati Uniti (-1,5%), che assorbono il 70% delle esportazioni distrettuali, ma ottimi progressi verso Giappone (+57%) e Canada (che raddoppia i flussi) anche grazie ai recenti accordi commerciali stipulati con i 2 Paesi.

Tutte le principali aree di destinazione delle esportazioni agro-alimentari distrettuali italiane mostrano tassi di crescita significativi nel primo trimestre 2020: la Germania, primo partner commerciale, è cresciuta dell’11,5%, soprattutto nel comparto dei prodotti agricoli, che pesano un terzo del totale e registrano un andamento positivo del 9,1%. Anche gli Stati Uniti si fermano poco sotto la doppia cifra (+9%): gli acquisti da parte di questo Paese si concentrano soprattutto verso i vini (oltre il 50%); le esportazioni del lattiero-caseario registrano un trend del -0.8 % a causa dell’introduzione dei dazi ad ottobre del 2019 su alcune produzioni tipiche italiane (in particolare formaggi) che ha determinato nell’ultimo trimestre dell’anno un calo tendenziale delle esportazioni (-13,4%), ma da febbraio 2020 gli USA hanno deciso di lasciare indenni i prodotti italiani da ulteriori inasprimenti. In progresso di oltre il 20% le esportazioni verso la Francia: oltre al boom di pasta e dolci (+60,9%) crescono di parecchio anche i vini (+38,7%).

Unica eccezione in questo panorama economico è il Regno Unito con un trend in calo del 3,8%  nel 1° trimestre a seguito anche di un rischio “no deal” in tema Brexit: il paese dal 1° febbraio scorso è diventato uno “Stato Terzo” rispetto all’Unione Europea con la previsione di un regime transitorio fino al 31 dicembre 2020 durante il quale si stanno negoziando le condizioni per un futuro partenariato, a partire dal 2021. La questione interessa non solo le imprese italiane, per la rilevanza che il Paese rappresenta per il nostro export, ma il Regno Unito stesso, lontano dall’auto-sufficienza alimentare.

Nel complesso, le esportazioni italiane dei distretti agroalimentari si rivolgono ancora prevalentemente a paesi in economie mature (per oltre l’80%). Negli ultimi trimestri le economie emergenti avevano mostrato tassi di crescita superiori a quelle avanzate, ma la tendenza si è invertita nel primo trimestre del 2020, anche a causa delle maggiori richieste da parte del mercato europeo e per i problemi di trasporti sul lungo raggio causati dall’emergenza sanitaria.

Fonte: Intesa San Paolo

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