Il racconto di Marco Poggianella, Co-founder e Chairman di SOP, che ha partecipato alla recente Conferenza di Madrid ed ha potuto confrontarsi con scienziati, politici ed esperti di molti Paesi. “È solo creando un contesto di collaborazione che possiamo prepararci per il futuro che desideriamo”.
“Entro la fine del prossimo decennio saremo su uno di due percorsi: uno è il percorso della resa, su cui abbiamo camminato dormienti oltre il punto di non ritorno, mettendo a rischio la salute e la sicurezza di tutti su questo pianeta. Vogliamo davvero essere ricordati come la generazione che ha nascosto la testa sotto la sabbia, che ha temporeggiato mentre il pianeta andava a fuoco? L’altro è il percorso della speranza. Un percorso di determinazione, di soluzioni sostenibili”. Questo è stato l’appello all’azione contro il global warming lanciato da António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, nel suo discorso inaugurale alla COP 25 di Madrid, conclusasi nei giorni scorsi.
Un appuntamento di fondamentale importanza per le sorti del Pianeta in cui, finalmente, è stata la scienza ad avere un ruolo da protagonista.
Come infatti dichiarato dal Premier ad interim spagnolo Pedro Sanchez, “i rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) redatti da migliaia di scienziati fanno capire quanto la situazione sia pericolosa e quanto siano necessarie un’azione fortissima e una crescita esponenziale dell’azione per ridurre ed azzerare le emissioni nel più breve tempo possibile. I dati pubblicati di recente dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) mostrano inoltre che i livelli dei gas ad effetto serra hanno raggiunto un nuovo record. I livelli medi globali di anidride carbonica hanno raggiunto 407,8 parti per milione nel 2018. L’ultima volta che si è verificata una simile concentrazione di CO2 è stata tra 3 e 5 milioni di anni fa, quando la temperatura era tra 2 e 3 gradi centigradi in più di adesso e il livello dei mari era da 10 a 20 metri più alto di oggi”.
Impossibile pensare di non essere in una situazione di emergenza.
L’agricoltura al centro: innovazione e tecnologia per una transizione sostenibile
Partecipare a questo appuntamento e aver incontrato politici e ministri di molti Paesi – insieme, soprattutto, a scienziati e responsabili del WMO, IPCC e FAO – è stata per me un’occasione davvero preziosa.
L’agricoltura è infatti sempre più uno dei temi critici di discussione anche a questi livelli e in questo tipo di eventi, che oltre agli esperti attraggono anche attivisti ambientalisti portatori di messaggi molto forti in stile “mangiare carne vuol dire uccidere il pianeta” (e COP25 non ha fatto eccezione).
La forza di questi messaggi la si ritrova anche nel successo di prodotti quali, per citare due esempi, gli Impossible Burger e i Beyond Meat, ossia soluzioni alternative a latte, carne e formaggio descritte sapientemente come “a basso impatto ambientale” rispetto agli allevamenti, senza però, spesso, approfondirne il valore nutrizionale (su cui conservo personalmente qualche dubbio).
A questi messaggi, da esperti e rappresentanti del settore agricolo, bisognerebbe rispondere con informazioni circostanziate, ma questo non sempre avviene. A COP25 per esempio questa categoria era davvero poco presente e questo mi ha sorpreso, perchè i rapporti più recenti delle principali ONG e dei team di modellizzazione dei dati che i responsabili delle politiche globali stanno esaminando, chiedono un cambiamento dietetico negli alimenti a base vegetale, e questo potrebbe avere conseguenze economiche e sociali significative per l’industria zootecnica e per i consumatori.
I responsabili politici della FAO e della Commissione europea con cui ho avuto occasione di discutere durante COP25 hanno ascoltato attentamente le soluzioni che SOP ha a disposizione per gli agricoltori per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici.
Il Direttore Generale della Fao Qu Dongyu e il suo vice, Zitouni Ould Dada, hanno ribadito anche nel confrontarsi con me un punto fondamentale: l’innovazione e la tecnologia sono la chiave con cui leggere e rendere possibile la transizione verso un’agricoltura sostenibile. Un’agricoltura sostenibile però – mi permetto di aggiungere – che non sappia solo “fare” ma anche “raccontare”, e soprattutto raccontarsi. Anche per questo l’impegno di realtà come Ruminantia è fondamentale, soprattutto in questo momento, e troveranno sempre nella mia azienda un interlocutore aperto e disponibile a collaborare.
In foto: L’incontro tra Marco Poggianella, Zitouni Ould Dada e David Grimes.
Nell’agricoltura la risposta al cambiamento climatico
Ma torniamo a COP25. L’esperienza, per me, è stata anche l’occasione di condividere molto tempo con il Former President del WMO David Grimes, grazie al quale ho incontrato tra gli altri anche il chairman dell’IPCC Dr. Hoesung Lee, secondo il quale – e non potrei essere più d’accordo – l’agricoltura e l’allevamento possono contribuire in modo determinante alla mitigation, ossia alla riduzione della produzione di gas effetto serra.
Parlargli mi ha permesso di spiegare come SOP, da quasi 20 anni in oltre 20 Paesi nel mondo, sia impegnata nella riduzione di gas serra per esempio enterici (bovini) e da liquami zootecnici (bovini, suini) ed abbia ottenuto risultati importanti, recentemente avvalorati anche dall’Università Cattolica di Piacenza. I prodotti che proponiamo consentono infatti di ridurre la fertilizzazione chimica senza alcuna perdita sul raccolto (la produzione, il trasporto e lo spargimento di fertilizzante azotato hanno un impatto molto alto nella produzione di gas serra).
Il discorso, dopo la mitigation, si è spostato sulla altrettanto importante adaptation, ossia sulle soluzioni da applicare per indurre una maggiore resilienza ai danni che il riscaldamento globale sta provocando. Basti pensare che i cambiamenti climatici sono la prima causa al mondo di migrazioni forzate interne, incidendo 3 volte di più dei conflitti: sono già oltre 20 milioni, infatti, i cosiddetti migranti climatici.
da sinistra: David Grimes (Ex Vice Ministro dell’Ambiente e dei Cambiamenti Climatici in Canada, Ex Presidente WMO – World Meteorological Organization), Marco Poggianella, CEO di SOP e Hoesung Lee (presidente dell’IPCC, Intergovernmental Panel On Climate Change) insieme durante il Sustainable Innovation Forum 2019 di Madrid.
Ora bisogna lavorare. Insieme.
Tutti gli esperti con cui ho avuto la fortuna e l’onore di parlare hanno ascoltato la mia testimonianza con interesse; essere venuti a conoscenza delle possibilità che le soluzioni SOP portano con sé – tra le altre, una sensibile riduzione del consumo di acqua e una maggiore resistenza alla siccità grazie ad un notevole incremento della biomassa radicale e ad un conseguente miglioramento della qualità del suolo – li ha stupiti.
Sebbene dunque ci sia molto lavoro da fare – soprattutto alla luce del sempre crescente stress climatico e della variabilità meteorologica che sono così centrali per la vita di ogni agricoltore – questi incontri e questi confronti mi hanno dato fiducia. Nonostante l’apparente mancanza di ambizione da parte degli Stati membri, alcuni gruppi dedicati continueranno a lavorare insieme per garantire le risorse idriche e garantire un’adeguata produzione alimentare, ed è con loro che intendo impegnarmi, coinvolgendo agricoltori, responsabili delle politiche, data scientist, produttori di alimenti, gestori delle catene di approvvigionamento e, come naturale conseguenza, ciascun consumatore intenzionato a fare davvero la differenza. È solo creando un contesto di collaborazione che possiamo prepararci per il futuro che desideriamo: un futuro che, pur denso di rischi e sfide, possa permetterci di salvare il pianeta.
Nell’immagine di copertina, da sinistra: David Grimes (Ex Vice Ministro dell’Ambiente e dei Cambiamenti Climatici in Canada, Ex Presidente WMO – World Meteorological Organization), Marco Poggianella, CEO di SOP.