Nonostante il difficile clima economico globale le imprese europee hanno continuato a fare buon uso delle opportunità generate dalla rete commerciale dell’Unione europea, che è la più vasta al mondo. Nel 2018 tale rete copriva il 31% degli scambi commerciali dell’Europa e, secondo la relazione annuale della Commissione europea sull’attuazione degli accordi commerciali pubblicata il 14 ottobre, questo dato è destinato ad aumentare in modo significativo (fino a sfiorare il 40%) man mano che entreranno in vigore altri accordi commerciali. Gli scambi rappresentano complessivamente il 35% del prodotto interno lordo (PIL) dell’UE.

Nel 2018 gli scambi tra l’UE e i suoi partner nell’ambito degli accordi commerciali hanno registrato sviluppi positivi, con una crescita costante delle esportazioni e delle importazioni pari, rispettivamente, al 2% e al 4,6% e con ottimi risultati delle esportazioni agroalimentari dell’UE. La crescente rete di accordi commerciali dell’UE genera opportunità economiche per i lavoratori di tutta Europa: sono infatti oltre 36 milioni i posti di lavoro nell’Unione che dipendono dalle esportazioni al di fuori dell’UE. Negli scambi di merci con i suoi partner nell’ambito degli accordi commerciali l’UE ha registrato un avanzo pari a 84,6 miliardi di €, mentre il disavanzo commerciale complessivo dell’UE con il resto del mondo ammonta a circa 24,6 miliardi di €.

Commentando la relazione, la Commissaria per il Commercio Cecilia Malmström ha dichiarato: “Gli accordi commerciali offrono alle imprese europee opportunità per crescere e creare occupazione. Dalla relazione odierna emerge che, nel complesso, gli scambi sono in aumento e che il nostro commercio mondiale è sempre più oggetto di accordi preferenziali. Le nostre esportazioni di prodotti alimentari e bevande, in particolare, sono in piena espansione grazie alle tariffe più basse e alla protezione giuridica di cui godono all’estero prodotti tipici dell’UE come lo champagne e la feta. La relazione fornisce anche elementi a riprova del fatto che l’attenzione verso il commercio e lo sviluppo sostenibile sta dando i suoi frutti. Abbiamo inoltre adottato una serie di misure senza precedenti al fine di garantire il rispetto degli impegni assunti dai nostri partner commerciali nell’ultimo anno, in particolare per quanto riguarda i diritti dei lavoratori. Naturalmente c’è ancora molto da fare; ma comunicando questi dati al grande pubblico ci auguriamo di poter avviare una discussione su più vasta scala per far sì che il maggior numero possibile di cittadini tragga vantaggio dagli accordi commerciali.”

Per quanto riguarda i settori specifici che sono disciplinati in tutti gli accordi, dalla relazione del 2018 emerge quanto segue:

  • le esportazioni agroalimentari dell’UE verso i partner commerciali hanno continuato a crescere, con un aumento complessivo del 2,2% rispetto all’anno precedente. Le esportazioni agroalimentari verso la Corea del Sud sono cresciute del 4,8%. Degne di nota anche le esportazioni agroalimentari verso la Georgia, la Moldova e l’Ucraina, che hanno fatto registrare una crescita dell’11% rispetto al 2017;
  • le esportazioni di beni industriali dell’UE sono aumentate complessivamente del 2%, con una crescita più marcata, tra gli altri settori, per le sostanze chimiche (2,5%), i prodotti minerali (6%) e i metalli comuni (4,4%).

Prendendo ad esempio uno degli accordi più recenti, la relazione mostra che, nel primo anno civile completo (2018) di attuazione dell’accordo commerciale UE-Canada:

  • gli scambi bilaterali di merci sono aumentati del 10,3% e l’avanzo commerciale dell’UE con il Canada è aumentato del 60%;
  • le esportazioni di merci dell’UE in Canada sono aumentate del 15% (con una crescita in valore pari a 36 miliardi di €), in particolare per i settori precedentemente oggetto di dazi all’importazione elevati, ad esempio prodotti farmaceutici (+29%), macchinari (+16%) o prodotti chimici organici (+77%);
  • le esportazioni agroalimentari dell’UE in Canada (che rappresentano il 9% delle esportazioni totali dell’UE) sono aumentate del 7%.

Inoltre, a seguito di intense discussioni svoltesi in seno ai comitati misti istituiti nell’ambito dei diversi accordi commerciali, numerosi paesi partner hanno abolito gli ostacoli agli scambi, permettendo così a un maggior numero di imprese dell’UE di trarre pieno vantaggio dalle opportunità offerte da tali accordi. Gli allevatori danesi e olandesi potranno ad esempio esportare carni bovine in Corea del Sud, mentre la Polonia e la Spagna potranno esportare carni di pollame in Sudafrica.

La relazione analizza anche l’impatto delle disposizioni incluse negli appositi capitoli relativi al commercio e allo sviluppo sostenibile, presenti in tutti i moderni accordi commerciali dell’UE. Questi capitoli si propongono di conseguire l’impegno, da parte dei partner commerciali, ad attuare le norme internazionali in materia di lavoro e di ambiente integrate negli accordi multilaterali in materia di ambiente o nelle convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL). Tra i risultati recenti, conseguiti prima dell’entrata in vigore dei rispettivi accordi, figura la ratifica da parte del Messico e del Vietnam della convenzione 98 dell’OIL sul diritto di organizzazione e di negoziazione collettiva. Gli accordi con il Vietnam, il Giappone, Singapore, il Mercosur e il Messico includono inoltre impegni rafforzati ad attuare efficacemente l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Nel 2018 e 2019 l’UE ha inoltre adottato diverse misure coercitive nel quadro dei suoi accordi commerciali, anche in relazione alle norme sul lavoro. Ad esempio, dopo la mancata ratifica da parte della Corea del Sud delle convenzioni dell’OIL sui diritti dei lavoratori, in particolare di quelle sulla libertà sindacale e sulla negoziazione collettiva, l’UE ha richiesto l’istituzione di un gruppo speciale.

La relazione sottolinea del resto anche la necessità di intensificare gli sforzi, insieme agli Stati membri e alle parti interessate, per aumentare la consapevolezza delle opportunità offerte dagli accordi commerciali e rafforzare le misure coercitive affinché gli accordi producano i risultati attesi.

La relazione sarà ora discussa con il Parlamento europeo e con i rappresentanti degli Stati membri in seno al Consiglio.

Contesto

L’UE ha posto in essere la più vasta rete commerciale del mondo e dispone oggi di 41 accordi commerciali che riguardano 72 paesi. Gli accordi commerciali dell’UE rientrano nelle seguenti tipologie:

  • accordi di “prima generazione”, negoziati prima del 2006, che sono incentrati sull’abolizione dei dazi;
  • accordi di “seconda generazione”, che si estendono a nuovi settori, compresi i diritti di proprietà intellettuale, i servizi e lo sviluppo sostenibile;
  • zone di libero scambio globali e approfondite (DCFTA), che rafforzano i legami economici tra l’UE e i paesi limitrofi;
  • accordi di partenariato economico (APE), che sono incentrati sulle esigenze di sviluppo delle regioni dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico.

Per ulteriori informazioni

 

 

 

Fonte: Commissione europea