Il mercato mondiale dei formaggi stagionati
Nel 2019 gli scambi mondiali di formaggi stagionati sono stati pari a 3,8 milioni di tonnellate, per un valore pari a circa 17 miliardi di euro; nell’arco degli ultimi cinque anni si è registrato un incremento del 4,1% in volume e del 13,6% in valore. Nella graduatoria mondiale dei paesi esportatori, l’Italia occupa la quarta posizione in valore e la sesta in volume, detenendo una quota dell’export totale nel 2019 pari rispettivamente al 10% e al 4,7%.
Riguardo le importazioni, la Germania guida la classifica dei primi cinque paesi acquirenti di formaggi stagionati, con il 18% del valore dell’import mondiale ed il 15% dei volumi; seguono Regno Unito, USA, Italia e Belgio. Per ciascuno di questi paesi l’Italia figura sempre tra i principali fornitori, detenendo nel caso degli Usa la prima posizione con una quota in valore superiore al 29%. Scorrendo l’elenco dei paesi importatori, l’Australia si colloca in 14° posizione per un valore dell’import pari a 306 milioni di euro nel 2019; l’Italia si configura come secondo fornitore con quasi l’11% del valore importato complessivamente.
Nella seguente tabella sono riportati i principali paesi importatori in valore e laquota di mercato dei relativi fornitori.
Le importazioni dell’Australia
La dimensione del mercato australiano, pur essendo piuttosto contenuta in termini assoluti, è risultata molto dinamica nel medio periodo; la domanda di questo paese infatti è cresciuta tra il 2015 ed il 2019 dell’11,6% in volume (a 66 mila tonnellate nel 2019) e del 15,9% in valore (a più di 306 milioni di euro nel 2019). Le richieste dell’Australia dei formaggi stagionati italiani hanno avuto un valore di 32,7 milioni di euro nel 2019, per volumi pari a poco meno di 3.800 tonnellate; la dinamica di medio periodo, tuttavia, ha segnato un decremento dei volumi acquistati (-8,8%) a fronte di un lieve aumento in valore (+2,2%).
Il prezzo medio all’import di formaggi stagionati dell’Australia si è attestato nel 2019 a 4,66 €/ kg, in aumento rispetto al 2015 (+3,8%). Ad eccezione della Francia, l’Italia realizza, rispetto ai principali competitor sul mercato australiano, prezzi unitari nettamente più elevati in ragione dell’elevato profilo qualitativo delle produzioni italiane; poco meno del 60% delle forniture è infatti rappresentato da Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Peraltro, a fronte della crescita generale dei prezzi unitari all’import del 3,8% nell’ultimo quinquennio, il prezzo all’import del formaggio stagionato italiano ha mostrato una rivalutazione più marcata e pari al 12% (8,61 €/kg nel 2019 vs 7,68 €/kg nel 2015).
Grado di apertura del mercato
Il mercato australiano è in gran parte aperto e trasparente. I divieti o le restrizioni all’importazione sono concepiti per proteggere la salute pubblica, gli animali, le piante e l’ambiente. Gli scambi commerciali sono quindi regolamentati da norme e standard tecnici che impongono requisiti essenziali di sicurezza che comprendono anche l’imballaggio e l’etichettatura degli alimenti. Gli ostacoli tecnici agli scambi sono disciplinati dall’accordo dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Nel momento in cui si decide di avviare un’attività di esportazione verso l’Australia di prodotti alimentari, bisogna effettuare una valutazione ad hoc sul prodotto in questione, analizzando i singoli ingredienti che lo compongono e la filiera produttiva utilizzata, tenendo conto che sono soggetti a forti vincoli normativi. Non vi è alcun obbligo per gli importatori (imprese o privati) di una licenza di importazione di merci in Australia. Tuttavia, a seconda della natura dei prodotti e indipendentemente dal valore, gli importatori potrebbero ottenere permessi per evitare il controllo doganale della merce. Gli importatori sono tenuti, tra l’altro, a garantire che le merci importate siano etichettate correttamente. Ad esempio, le merci importate che richiedono una descrizione commerciale devono essere contrassegnate con il nome del paese in cui sono state prodotte e, se specificata, una descrizione delle merci.
Le formalità doganali di importazione sono applicate uniformemente su tutto il territorio australiano. Le aziende australiane ed estere che svolgono attività di import/export di prodotti alimentari devono essere registrate presso l’Australian Securities and Investments Commission (ASIC), a seguito della quale riceveranno un numero di registrazione (Australian Company Number- ACN) per lo svolgimento di attività commerciale. Inoltre, dovranno registrarsi presso l’Australian Taxtation Office al fine di ottenere un numero di registrazione (Australian Business Number -ABN) da utilizzare per lo sdoganamento delle merci.
Normativa
La normativa australiana classifica alcune categorie di formaggi come “risk food”: vi rientrano i formaggi che non abbiano subito alcun trattamento termico durante la produzione quali la pastorizzazione, la termizzazione o la cottura della cagliata ad alta temperatura.
In alcuni casi è necessario un permesso di importazione (import permit), presentando una richiesta al Department of Agriculture and Water Resources (DAWR) da parte dell’importatore, per tutti i formaggi ed i prodotti che contengono ingredienti lattiero-caseari per una percentuale uguale o superiore al 10% e si dovrà, inoltre, rispettare i requisiti di biosicurezza imposti dal Governo australiano. Tra questi casi rientra, ad esempio, il “raw milk cheese”, ovvero il formaggio a latte crudo.
I criteri di sdoganamento per questa tipologia di prodotto rientrano nell’ambito dell’Imported Food Inspection Scheme e sono pubblicati sul sito web del dipartimento al seguente link:
http://www.agriculture.gov.au/import/goods/food/inspection-compliance/risk-food/rmc
Prima di inviare una richiesta di permesso di importazione si possono verificare i requisiti di importazione del prodotto sul Biosecurity Import Conditions System (BICON) che è lo strumento che permette di identificare appunto se le merci richiedono o meno un permesso di importazione.
Il permesso di importazione si applica anche nel caso di invio di campionari ed in genere, per l’espletamento dell’intero iter sono richieste mediamente dalle 4 alle 6 settimane. Nella richiesta deve figurare il nome dell’importatore e tutti i tipi di formaggio che intende importare dall’Italia. Sarà sua competenza informare l’azienda produttrice in Italia dei documenti e certificati necessari per il permesso. La merce deve essere altresì accompagnata da una Quarantine Entry la cui compilazione spetta all’importatore.
Per ottenere un permesso di importazione e dimostrare la conformità ai requisiti di biosicurezza, sarà necessario presentare un certificato sanitario (Health Certificate) ed una dichiarazione del produttore (Manufacturer’s Declaration) che deve contenere informazioni riguardanti i procedimenti di produzione, contenuti e quantità degli ingredienti, metodi di lavorazione, pastorizzazione, tempi di pastorizzazione ed altro. La dichiarazione del produttore deve specificare la spedizione, firmata e datata da un funzionario veterinario governativo negli ultimi 6 mesi e includere il nome, la posizione e il titolo del funzionario veterinario. Una volta soddisfatti i requisiti di biosicurezza, è responsabilità dell’importatore assicurarsi che tutti gli alimenti importati siano conformi all’Imported Food Control Act 1992 incluso l’Australia New Zealand Food Standards Code quest’ultimo regola anche le questioni in materia di etichettatura per i prodotti destinati alla vendita al dettaglio. Le partite di alimenti possono essere sottoposte ad ispezione e analisi nell’ambito dell’Imported Food Inspection Scheme per verificarne la conformità. Inoltre, se si tratta di un prodotto mai esportato in Australia, vengono effettuati dei controlli/test da parte delle Autorità doganali sulle prime 5 spedizioni.Successivamente, e qualora l’azienda rispetti i criteri ed i requisiti richiesti dal Department of Agriculture, i test vengono effettuati in media ogni 25 spedizioni.
Certificazione
La certificazione della valutazione dei requisiti di sicurezza sanitaria viene rilasciata dal Department of Agriculture and Water Resource (dipartimento vigilante per le importazioni di prodotti agroalimentari in Australia), su richiesta del Ministero della Salute italiano.
I paesi che intendono esportare formaggi con latte non pastorizzato (per i quali non vi siano mai state in precedenza importazioni in Australia) possono fare richiesta di una valutazione (assessment) che attesti che il sistema produttivo di tali prodotti è considerato equivalente a quello in vigore in Australia per quanto riguarda i requisiti di sicurezza sanitaria.
I paesi ammessi ad esportare formaggi a latte crudo in Australia devono rispondere ai seguenti requisiti:
- essere approvati dal Dipartimento dell’agricoltura e delle risorse idriche del governo australiano come esenti da afta epizootica;
- disporre di controlli sanitari per garantire che il latte provenga solo da animali sani e che possono essere identificati individualmente;
- formaggi prodotti da latte proveniente da animali ufficialmente indenni da Brucella spp. e Mycobacterium bovis, in conformità al Codice sanitario dell’Organizzazione mondiale per la
salute animale (OIE); - disporre di controlli per la mungitura, il trasporto, la lavorazione, per i formaggi a latte crudo, compresi gli standard di igiene della mungitura, controllo della temperatura e misure efficaci contro i microrganismi patogeni;
- disporre di controlli governativi per garantire che il formaggio a latte crudo non possa essere esportato in Australia, a meno che il latte utilizzato viene monitorato per garantirne la sicurezza e l’idoneità ed il formaggio non supera il livello di microrganismi patogeni nel latte da cui è stato prodotto.
- avere un’autorità governativa che: verifica ed applica la conformità alle norme nazionali, ai controlli governativi ed alle condizioni di esportazione per il formaggio a latte crudo; è in grado di fornire certificati governativi validi attestanti la conformità con la salute degli animali, la produzione primaria, i controlli di trasporto e trasformazione per il formaggio a latte crudo; è soggetto ad audit indipendenti per verificare che l’autorità governativa imponga il rispetto dei controlli per il formaggio a latte crudo.
Queste ed altre informazioni sono contenute nella scheda “prodotto/paese” dedicata all’Australia, che si inquadra nelle attività dell’Ismea per la Rete Rurale Nazionale previste nel programma 2014-2020, con particolare riferimento all’internazionalizzazione delle aziende agricole ed agroalimentari. In particolare, la scheda intende fornire un contributo di conoscenza dotando gli operatori di uno strumento concreto di valutazione delle opportunità e delle condizioni tecnico-operative necessarie ad esportare.
Scarica il report: Esportare formaggi stagionati in Australia
Fonte: Rete Rurale Nazionale