Ce lo aspettavamo da tempo e purtroppo è successo. Gianfranco Pedron ci ha lasciato senza soffrire. Ha lasciato la sua famiglia e tutti noi come ha vissuto, con dolcezza e determinazione. Personalmente, avevo una profonda stima ed affetto per questo uomo eccentrico, intelligente e passionario. Stima ed affetto che condivido con le tante persone che lo conoscevano e nutrivano per Pedron i miei stessi sentimenti. Quando mi veniva a trovare o io andavo da lui, oppure quando ci si incontrava fugacemente nelle fiere, ti inondava della sua immensa cultura scientifica e tecnica. Aveva il raro dono di lasciarti sempre qualcosa su cui riflettere o pensare e sulla quale non avevi mai studiato abbastanza. Personalmente avevo imparato ad ascoltarlo mentre parlava a ruota libera perché tanto qualcosa di nuovo te la lasciava sempre.

Chi lo conosceva per la prima volta faticava all’inizio ad attribuirgli un’appartenenza. Uno scienziato? Un docente? Un imprenditore? O solo un visionario. Forse Gianfranco era tutto questo. La sua piccola ma grande Akron oltre a produrre additivi di quelli che “funzionano” era il suo modo di tradurre in pratica le sue geniali intuizioni. Pedron era tra gli ultimi artigiani della nutrizione animale. Un imprenditore d’altri tempi quando la priorità non era arricchirsi a prescindere, ma lasciare qualcosa che potesse contribuire al progresso dell’umanità. Era egli stesso il narratore ed il garante dei suoi strani additivi ma che funzionavano eccome. Certo è che mancherà molto a me ed a i suoi tanti estimatori. Mi consola però pensare che i suoi valori e la sua generosità gli sopravvivono nel suo figlio Luca e nella sua nuora Sylwia a cui nell’immenso dolore si unisce tutta la redazione di Ruminantia. Si dice che genio è chi è capace di generare una progenie e questo Gianfranco Pedron lo ha fatto.