Il declino della fertilità delle bovine da latte è un fenomeno ormai conosciuto e spesso associato alla crescita della produzione ed alla diffusione di geni derivanti da tori del Nord America. Nei sistemi di allevamento a basso costo, con parti concentrati in un determinato periodo dell’anno, come in Australia, Nuova Zelanda e Irlanda, il peggioramento della performance riproduttiva ostacola fortemente la possibilità per gli allevatori di ottenere un vitello l’anno, per cui la necessità di riformare le bovine che non sono riuscite a concepire durante la stagione riproduttiva incide pesantemente sul reddito aziendale.

Alcuni studi condotti in Australia hanno dimostrato che la probabilità di concepimento entro le 6 settimane dall’inizio della stagione riproduttiva è associata al contenuto di proteina del latte (milk protein concentration, MPC). Questo dato è di particolare interesse in quanto il sistema di pagamento del latte in Australia è basato principalmente sull’MPC. Il bilancio energetico negativo (NEB) è associato ad una minore sintesi di proteine del latte nella ghiandola mammaria ed infine ad una peggiore performance riproduttiva, per cui l’MPC potrebbe configurarsi come marker metabolico e predittivo della fertilità dell’animale.

L’obiettivo di questo studio è stato analizzare diversi parametri della produzione, in associazione a caratteristiche fisiche ed alla concentrazione di metaboliti ed ormoni plasmatici, al fine di comprendere i meccanismi metabolici alla base di tali correlazioni.

I dati sono stati ottenuti da 85 bovine Frisone allevate in una stalla sperimentale a Victoria, in Australia; la stagione riproduttiva iniziava il 15 ottobre 2013 e per le prime 6 settimane era impiegata la FA, mentre nelle successive 6 settimane erano introdotti dei tori per la monta naturale. Trenta bovine erano diagnosticare acicliche verso la fine di ottobre, per cui erano sottoposte a impianto intravaginale per 8 giorni, associato alla somministrazione di GnRH, cui faceva seguito l’impiego di una prostaglandina al momento della rimozione. Si procedeva con la FA alla rilevazione dell’estro. A fine gennaio si procedeva con la visita e l’esame ultrasonografico per la diagnosi di gravidanza. Le bovine erano munte due volte al giorno e ad ogni mungitura erano analizzate le concentrazioni di proteina, grasso, lattosio, contenuto in energia, altri metaboliti ecc. Si eseguivano prelievi di sangue venoso per la determinazione dei parametri biochimico-clinici ed ormonali a partire da 2 settimane prima del parto previsto, ad intervalli settimanali. Le bovine erano suddivise in quartili in base alla MPC, per cui il gruppo appartenente al primo quartile era nominato “low MPC” (MPC medio: 2.94%), mentre l’ultimo quartile era indicato come “high MPC” (MPC medio: 3.27%). La concentrazione media di grasso nel latte era maggiore per le bovine “high MPC” piuttosto che per le “low” (4.14% vs 3.74%). Non vi erano differenze significative per l’output di energia nel latte tra i due gruppi, sebbene la concentrazione dell’energia per litro di latte fosse diversa (3.23 vs. 2.99 MJ/L, P < 0.001). Dopo il parto e fino a 120 giorni di lattazione le bovine del gruppo “high MPC” mostravano maggiori concentrazioni ematiche di glucosio, insulina, IGF-1 e leptina. Non si riscontravano differenze per altri metaboliti quali BHB, NEFA, somatotropina ed urea. La perdita di BCS nella prima fase di lattazione era minore nelle “high MPC” rispetto alla controparte (-0.58 vs -0.67 punti). Per quanto riguarda la performance riproduttiva, il gruppo “high MPC” mostrava un intervallo tra parto e prima inseminazione di 83.1 giorni, rispetto ai 73.6 delle bovine “low MPC”; nonostante ciò, l’intervallo parto-concepimento era di 106.9 e 113.3 giorni, rispettivamente per le bovine “high” e “low”.

Alcune possibili spiegazioni per le diversità osservate tra i due gruppi potrebbero risiedere nel modo in cui gli animali ripartiscono l’energia disponibile durante le prime fasi di lattazione. Il bilancio energetico negativo è infatti associato a sub-fertilità e MPC inferiore poiché gli amminoacidi disponibili sono impiegati come substrato energetico e non per la sintesi di proteine del latte. Le bovine appartenenti al gruppo “low MPC” potrebbero aver mostrato un comportamento omeoretico più favorevole alla produzione lattea, perdendo una quota maggiore di BCS e ripartendo quindi i substrati energetici verso la ghiandola mammaria ma a scapito della fertilità, rispetto agli animali “high MPC” che avrebbero mantenuto un equilibrio tra produzione e metabolismo dei tessuti periferici.

Le ragioni per cui i due gruppi abbiano ripartito l’energia disponibile in maniera differente ed abbiano successivamente raggiunto diversi livelli di performance riproduttiva rimangono tuttavia da elucidare.

 

 

Associations of high and low milk protein concentrations with energy allocation, milk production, and concentrations of blood plasma metabolites and hormones in Holstein-Friesian cows

Douglas ML et al.

Dairy Sci. 99:10057-10066

dx.doi.org/10.3168/jds.2016-11388