Personalmente sono più di 35 anni che vado alla Fiera Internazionale del Bovino da latte, che noi gente del latte chiamiamo “Fiera di Cremona”, senza perderne un’edizione, e ritengo sia tempo investito molto bene per alcune semplici ragioni.

L’era digitale ha dato un prezioso contributo nella circolazione delle informazioni. Oggi, essere ignoranti è una scelta, a patto che si sappia riconoscere una fake news e gli attacchi dei troll, e tutti hanno la possibilità di far sentire la propria voce. Alcuni gruppi social aggregano numeri impressionanti di operatori del mondo del latte. Uno su tutti l’esempio di “Allevatori Italiani”, che ha superato i 40.000 iscritti. In questi gruppi si dialoga costantemente, giorno e notte, scambiandosi saluti, informazioni e opinioni. Pur tuttavia, anche a detta dei “nativi digitali” più estremisti, l’incontro fisico, lo stringersi la mano e il linguaggio parlato e del viso non possono essere sostituiti ad oggi da nessuna tecnologia digitale.

Anche Ruminantia, che vive prevalentemente nell’ambiente digitale, ed usufruisce della partecipazione di oltre 20.000 lettori, periodicamente organizza seminari, workshop e quant’altro, perché guadarsi in faccia e dialogare in forma ”analogica” hanno un loro insostituibile valore. Un tempo, come antidoto all’isolamento e occasione d’aggiornamento per allevatori e professionisti, si leggeva una rivista specializzata, si accoglievano con piacere gli agenti di commercio e gli informatori scientifici e si andava al mercato agricolo settimanale più vicino. Oggi anche se a tutto ciò pensa Google, ossia il nuovo oracolo a cui porre domande, ci si rivolge comunque alla “ditta” che viene a trovarci con la domanda: “Che c’è di nuovo?”.

In questa era digitale però le grandi fiere nazionali ed internazionali non sono in declino, anzi conoscono una nuova gioventù. Le straniere Eurotier, la Royal in Canada, il World Dairy Expo negli USA, solo per citare le più note, fanno ogni anno o biennio numeri di tutto rispetto. E cosa succede nel nostro paese dove l’agroalimentare è una delle locomotive più importanti del PIL e dell’occupazione? Le fiere a dimensione internazionale sono Fieragricola di Verona, ossia la nostra fiera internazionale dell’agricoltura, Cibus di Parma, EIMA international di Bologna e la Fiera Internazionale del Bovino da latte di Cremona ed ognuna di esse ha una propria mission definita. Il nostro sistema agro-alimentare ha bisogno periodicamente di “contarsi”, guardarsi in faccia, confrontarsi e soprattutto di accogliere nel migliore dei modi le sempre troppo poche delegazioni estere.

Ovvio è che per una azienda, esporre in una fiera i propri marchi e, in alcuni casi, i propri prodotti è puramente un costo anche perché francamente credo che nessuno dotato di buon senso abbia mai calcolato il ROI della partecipazione ad una fiera. Ci si va per esibire il proprio logo, arredare gli spazi, contribuire a dare un senso delle dimensioni, per creare luoghi dove gli operatori possano sedersi, mangiare e scambiarsi opinioni o ascoltare qualche interessante convegno. Una delegazione straniera, in genere fatta di compratori e investitori, viene in Italia per conoscere più a fondo l’Italian Style ed il Made in Italy, vedere dove è arrivata la nostra selezione genetica, la meccanizzazione e quant’altro. Se trovasse la fiera semi-deserta a pagarne saremo tutti noi, compresi gli allevatori.

Potrebbero essere giustificate le assenze di quelle multinazionali che vedono l’Italia solo come un luogo da “evangelizzare” e da predare e le aziende in difficoltà economica, ma un’azienda italiana che opera nell’agroalimentare ed ha anche una vocazione all’export che diserta una fiera internazionale italiana ci stimolerebbe a dire: “parliamone perché c’è qualcosa che non va…”. In un mondo dominato dalla finanza più che dall’economia, le sensazioni hanno spesso più valore dei fatti e per convincersi di questo basta analizzare molte delle situazioni che fanno impennare le borse o determinati titoli azionari.

Ormai è una tendenza sempre più diffusa che operatori concorrenti si aggreghino permanentemente in luoghi come i centri commerciali, gli outlet e le vie specializzate, dove accogliere la gente in ambienti sempre più belli e accoglienti, di fatto in competizione con quelli digitali offerti dall’e-commerce tipo Amazon e quant’altri.

Detto questo, a noi che viviamo di latte avere una Fiera di Cremona vivace, frequentata e passionale, fa comodo per i nostri innumerevoli interessi economici ma serve anche da stimolo per generare un senso di appartenenza ad una filiera, quella del latte, che ci vede vincenti a livello planetario.

Ruminantia quest’anno ha deciso, grazie alla grande apertura mostrata dall’attuale governance di Cremona Fiere, di essere presente alla 73a edizione della Fiera di Cremona con uno stand/redazione nel padiglione 4 dove continuare la sua normale attività editoriale, e incontrare e stringere la mano dal vivo ai tanti lettori che ci seguono e le tante aziende che ci sostengono.

Faremo numerose video-interviste e parteciperemo ai più interessanti convegni ospitati dalla Fiera. Ruminantia, che vive di latte e di carne di ruminanti, vuol dare quest’anno il suo piccolo-grande contributo ad un momento così importante per la filiera del latte italiano, come lo farà per tutte le attività culturali e di promozione del nostro agroalimentare.