Si è concluso il convegno “L’impresa zootecnica nel mercato globale” organizzato da Aldo Bellandi e condotto da Angelo Marazzi (vice-direttore del Nuovo Torrazzo) in collaborazione con le riviste Ruminantia e Il Nuovo Torrazzo di Crema. La splendida coreografia della Sala Pietro Da Cemmo del convento Sant’Agostino di Crema ha ospitato una mattinata davvero interessante non solo per i contenuti ma anche per il coordinamento e la logica integrazione degli interventi di Alessandro Fantini (Ruminantia), Arrigo Milanesi (Farm Consulting), Aldo Bellandi (esperto di credito agrario e consulente Consorzi Fidi) e Miledi Gelati (Credit Agricole Cariparma).
In sala era presente un pubblico piuttosto eterogeneo composto da industrie, consulenti, banche, allevatori, amministratori locali e, soprattutto, tanti studenti dell’istituto Agrario Stanga di Cremona in rappresentanza del futuro. E’ mancata, come spesso succede, l’industria lattiero casearia forse non ancora pienamente consapevole del rapido e irreversibile cambiamento del comportamento alimentare dei consumatori. Questo argomento è stato infatti trattato da Alessandro Fantini che nel suo intervento ha voluto presentare i dati della produzione del latte e dei consumi in Italia e nel resto del mondo e dare un incoraggiamento ad una filiera che con la produzione del latte e la sua trasformazione ci rende protagonisti nel mondo. Fantini ha però evidenziato con il conforto dei numeri come stia sorgendo un nuovo problema che ci sta investendo come uno tsunami ovvero quello del crollo dei consumi dovuto a ragioni prevalentemente etiche (benessere e sostenibilità) ma anche salutistiche (il latte fa male). Ruminantia a breve presenterà ufficialmente un progetto che ha elaborato nell’ambito della sua community di sostenitori, lettori e autori dal nome “La Stalla Ideale” in cui si propone un nuovo modo di allevare, nutrire e curare le bovine che rassicuri la sensibilità etica dei consumatori verso il rispetto dei diritti degli animali d’allevamento e l’ambiente e che crei le condizioni affinchè si possa razionalizzare l’uso dei farmaci. Questo modello prevede una stalla in cui si produca un “latte etico” che noi riteniamo essere una risposta concreta e non ideologica al crollo dei consumi e alla apparentemente irreversibile erosione del prezzo del latte trascinato ormai da un pò di tempo nella voragine delle commodity alle stessa stregua del petrolio e dei cereali. Asciutto come sempre ma competente l’intervento di Arrigo Milanesi sull’importanza di farsi guidare da un conto economico dal momento che allevare le vacche ha come obiettivo il profitto. Da molti anni su questo argomento si organizzano un’enorme quantità di seminari e convegni ma a nostro avviso tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. La bravura non è data dal dotarsi di un qualsivoglia strumento per organizzare un conto economico ma dipende da come lo si utilizza, e l’esperienza di una direzione industriale nel curriculum di Milanesi fa la differenza. Milanesi ha mostrato con alcuni esempi come si possano razionalizzare costi e ricavi e fare profitto anche nei momenti bui e con prezzi del latte alla stalla “imbarazzanti”.
Aggiungiamo come nota di redazione il fatto che è ormai urgente abbandonare la logica per la quale fare più latte è sinonimo di profitto. Come se ci fosse una qualsiasi relazione tra fatturato e margine. Nella nostra esperienza abbiamo visto non guadagnare stalle famose con produzioni vertiginose e prosperare stalle apparentemente anonime e ben lontane dai vertici delle classifiche produttive.
Aldo Bellandi, con la sua consueta passione e bravura, ci ha illustrato come organizzare i dati e gli argomenti per accedere alle risorse economiche messe a disposizione dal sistema bancario. In molti lo immaginavamo ma Bellandi ci ha dimostrato come in molte occasioni non è il sistema bancario a non voler concedere finanziamenti ma è il come si chiedono che è spesso incomprensibile. E’ stata Miledi Geladi a ribadire con una perfetta chiarezza che le banche, ed in particolare la sua che ha radici profonde nell’agricoltura francese e italiana, credono nell’agricoltura ma le regole bancarie e del buon senso impongono di “sbilanciarsi” solo se si presenta qualcosa di concreto.
Il messaggio che questo convegno ha lasciato a tutti è che il mondo del latte ha bisogno di idee nuove perché, ci piaccia o no, il mondo evolve nel bene e nel male e quello che è stato non va dimenticato ma non sarà più.
L’impresa zootecnica, che ha per definizione solide radici nel passato, deve saper leggere “i segni dei tempi” e avere il coraggio di evolvere. Per questo il saper accedere al credito è imprescindibile ma per farlo esiste una metodica. Per cui idea o “sogno imprenditoriale”, militare tenuta di un conto economico e la capacità di sviluppare un robusto “business plan” sono i requisiti per presentarsi a quella parte del sistema bancario che crede nella zootecnia e ne sa valutare le opportunità per approvvigionarsi delle necessarie risorse economiche.