Al contrario di quanto avviene per le vitamine solubili che sono prodotte dalla flora ruminale, le vitamine liposolubili devono essere introdotte dalle bovine da latte con l’alimento. Per la vitamina E la dose giornaliera raccomandata nel bovino è stata calcolata per la prevenzione della miodistrofia; tuttavia, dalla letteratura emerge che la somministrazione di questa vitamina nelle bovine da latte può esercitare effetti benefici su salute e fertilità. In questo lavoro è stata eseguita una revisione delle attuali pubblicazioni al fine di approfondire le conoscenze circa gli effetti ed i fabbisogni di tale vitamina nelle bovine da latte.
Sebbene i risultati dei diversi studi siano contrastanti, si suppone che un apporto di Vitamina E oltre i fabbisogni abbia effetto stimolante sul sistema immunitario, in particolare sui linfociti. Reddy et al. (1987) hanno riscontrato una riduzione del cortisolo circolante in bovini cui era somministrata una integrazione di VitE, così da impedire l’effetto immunosoppressore del cortisolo stesso. E’ stato inoltre dimostrato che la Vitamina E ostacola la sintesi della PGF2α, modificando probabilmente la responsività leucocitaria ai segnali pro-infiammatori. Ulteriore ipotesi è l’azione protettiva di questa vitamina sulle membrane dei linfociti nei confronti dello stress ossidativo: i linfociti hanno membrane cellulari più suscettibili alla perossidazione in quanto contengono quote maggiori di acidi grassi polinsaturi. Alcuni Autori, infatti, riportano una migliore attività fagocitaria e mitotica dei linfociti T e B provenienti da animali supplementati con 3000-5000 UI di Vitamina E.
Smith et al. (1984), Hidiroglou et al. (1992) e Weiss et al. (1997) riportano una riduzione del 37% sull’incidenza di mastiti da patogeni ambientali e della durata dei segni clinici, negli animali cui erano somministrate 1000 UI di Vitamina E al giorno durante il periodo di asciutta. Deve essere considerato che tali studi sono stati compiuti su mandrie americane; i fabbisogni di questa vitamina potrebbero variare in base al continente per via di fattori ambientali, nutrizionali ecc.
Per quanto riguarda il legame tra integrazione con Vitamina E e ritenzione delle membrane fetali, bisogna tenere presente che i primi studi in merito furono condotti su animali provenienti da aziende dove la carenza di Vitamina E e Selenio rappresentava una condizione cronica. Ad oggi i risultati dei vari studi sono contrastanti: probabilmente fattori quali la prevalenza delle ritenzioni nella mandria, la concentrazione di Vitamina E nella razione, il periodo in cui era effettuata la somministrazione (rispetto al parto previsto), la dose impiegata ecc., rappresentano fonti di distorsione. Infine, non è chiaro se la riduzione dell’incidenza di metriti negli animali sottoposti a supplementazione di Vitamina E, come osservato da alcuni Autori, sia da ascrivere alla riduzione delle ritenzioni di membrane fetali o al potenziamento del sistema immunitario.
L’azione antiossidante della Vitamina E sembra possa proteggere il parenchima ovarico dallo stress ossidativo, soprattutto le cellule steroidogeniche ed i loro enzimi preposti alla produzione di ormoni sessuali. Altri studi suggeriscono che la produzione in eccesso di radicali liberi può compromettere lo sviluppo embrionale, per cui la somministrazione di Vitamina E oltre i fabbisogni potrebbe migliorare il tasso di gravidanza. Purtroppo gli studi condotti in merito sono carenti dal punto di vista della numerosità campionaria e non permettono di avvalorare o smentire queste ipotesi.
Effect of vitamin E supplementation on the health and fertility of dairy cows: a review
Allison RD and Laven RA.
The Veterinary Record, 2000; 147: 703-708